Se dai alla luce un capolavoro devi renderne conto nel bene e nel male. Raggiungi l’apice, sei in grado di avere una visione diretta del sole. Ma il sole acceca: crogiolarsi nella sua contemplazione può davvero far male. Quella pupilla che ti aveva fatto afferrare quel guizzo, quella geniale intuizione, può essere compromessa per sempre. Questo vale in quasi tutti i campi. Devi scegliere se continuare ad essere la caricatura di te stesso o cadere nella categoria degli incompresi. Puoi provare a sperimentare, a trovare mille vie traverse, ma sai che ciò che hai consegnato al pubblico dominio saprà raggiungerti in ogni dove. Un po’ come il colombre in Buzzati. Qualsiasi pozzanghera potrebbe riportarti in alto mare. Ovvero di Flying Lotus e del post-Cosmogramma.

Come andare avanti dopo quell’opera monumentale? Da più parti si sono affastellati diversi pareri: per alcuni ci si doveva aspettare una semplice replica di quel sound che l’ha reso famoso, per altri FlyLo avrebbe sperimentato su altri campi così da sfuggire una misera omologazione. Poi quest’estate il mistero è stato svelato: “See thru to U” (con la voce di Erykah Badu), anticipando l’album, svelava alcune delle carte che Flying Lotus aveva messo sul tavolo.

Un distacco, a primo impatto, davvero enorme rispetto al tono di Cosmogramma. Ma come per magia, progressivamente, tutto si muove per ritrovare l’ordine e il sound classico del produttore statunitense. In effetti è così (sebbene vada detto che questo singolo si discosta un po’ dal resto del disco). Questo nuovo lavoro fotografa lo stile FlyLo da una diversa prospettiva, ne cattura semplicemente una posa inconsueta. Ciò fa sì che il discorso, nella sua rimodellizzazione, ci suoni dopotutto familiare. Persino l’apertura del disco (“All in” e “Getting there”), nel suo spezzare le atmosfere morbide cui eravamo abituati, rientra nella logica di quanto avevamo lasciato in sospeso due anni prima. Le tracce di glitch sparse in questi brani, alla fin fine, fanno tutt’uno con la poetica di questo musicista losangelino. Confezionando un lavoro di un certo spessore, Steven Ellison dissipa ogni dubbio. Non si butta a capofitto nello stravolgimento di quanto detto in precedenza, né si accontenta di recitare un sermone imparato a menadito. Dà semplicemente un timbro diverso alla sua capacità compositiva. Seguendo questa nuova visuale, l’atmosfera del disco diviene quasi ipnagogica. In molti hanno visto questo come il lavoro più jazz della sua produzione (sbandierando come sempre il suo legame di sangue con John Coltrane). In realtà, come sempre, Flying Lotus si diverte a far interagire tra loro schemi e registri diversi: si può trovare una base percussiva tribale in “Electric Candyman” (con i loop vocali di Thom Yorke), quanto un’incedere quasi indianeggiante in “Hunger” (qui con Niki Randa alla voce). Certo di jazz ne troviamo parecchio (“Only if you Wanna” ce lo dimostra con gran classe), ma sarebbe in precario equilibrio senza i consueti toni soul, le ritmiche tra downtempo e breakbeat, i mille rimandi alla techno più ispirata, i guizzi funky e R&B.

Steven Ellison si avvale, inevitabilmente, delle tecniche con cui si era già messo in mostra in passato: contrappunti vocali infilati qua e là (“DMT Song” impreziosita da Thundercat oppure più subdolamente in “All the Secrets”), basi ritmiche irregolari (“Phantasm” con la delicata voce di Laura Darlington) e lavoro di modulazione nella costruzione di armoniche (“Putty Boy Strut”). Tutto ciò serve, in quest'occasione, a delineare i 18 quadretti che a detta di FlyLo dovrebbero ricreare stati e situazioni legati al subconscio. La tematica del disco, infatti, prende a piene mani dalla sfera del sogno. Difatti, come nel mondo onirico, in molti episodi i cambi di registro diventano davvero repentini e non sembrano seguire una logica precisa (si veda “The Nightcaller”). A questo proposito, per dare l’impressione di uno scenario illogico e legato al subconscio, FlyLo ha lavorato molto sull’accostamento di suoni consonanti e dissonanti, su tempi dispari e opportunamente spezzati. In questo modo viene dato carattere e definizione all’idea di un mondo onirico, strisciante sotto la cortina di un logicismo imperante. Si ricerca addirittura, in alcuni episodi, un suono che lambisca la soglia dell’atonalità.

Questo, e davvero molto molto altro, è racchiuso in questa nuova uscita a nome Flying Lotus. Seguendo un’analisi delle varie tracce si noterà come ogni singolo pezzo nasconda un mondo di trame e soluzioni stilistiche che farebbero la felicità di qualunque esegeta. Un disco che regala qualcosa d’inaspettato ad ogni nuovo ascolto. Sicuramente tra le migliori uscite che questo 2012 ci ha regalato.

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