I 5 di Oxford hanno raccolto un discreto successo con i primi 2 album, il cui difetto però era di essere prodotti acerbi, un po' chiusi in un'eccessiva aggressività. Il 3° album, "Holy Fire", è un album maturo.
Senza pretese di episteme, il pensiero corre dietro sensazioni positive fin dal 4° pezzo, "Bad Habit". Le prime 3 tracce sono un ostacolo: non bisogna fermarsi alla pesantezza di "Inhaler" nè farsi abbagliare dalla ammiccante "My Number", il singolo-colonna sonora di Fifa 2014. Tra il 3° e il 4° pezzo vi è uno stacco: mentre il 3° impone di far presa, il 4° introduce l'atmosfera dell'album. Il silenzio tra la traccia numero 3 e numero 4 è quindi un ponte, che porta dalla forma al contenuto. E da qui in avanti l'album comunica omogeneità, completezza e semplicità.
Il tema dell'album è la ricerca. Ogni canzone tratta di una ricerca diversa, qui basta sapere che è una ricerca emozionale. Le emozioni necessitano di essere categorizzate, ogni emozione ha la sua categoria di appartenenza. Ed è ciò che è necessario fare in un mondo che è in crisi economica, ma qui non ci interessa, e di idee, e qui ci interessa. L'idea è il contenitore emozionale, che crea mondi e significati solo se viene soggettivizzato, cioè caricato di senso. E la ricerca significa tentativo di dare alle emozioni una direzione, indirizzata dalle idee.
E i Foals sovraccaricano di senso attraverso una aggressività strumentale che però ora ben si mescola al gusto pop che pervade l'album. Alcune cavalcate ("Providence", "Out of the Woods") sono esempi di una melodia decisamente orecchiabile che, unita a parti più frenetiche che comunicano inquietudine, brillano all'interno dell'album. Queste due e la successiva formano l'acmè emozionale dell'albu, che poi si scioglie attraverso i 2 pezzi conclusivi invece riconducono l'atmosfera a calma piatta.
Dal punti di vista lirico niente di nuovo: l'artista è ricercatore/comunicatore di emozioni e il musicista ne è il messaggero più immediato per la semplicità del suo linguaggio e le emozioni ci sono. Dal punto di vista strumentale invece, hanno abbandonato un'aggressività fine a se stessa e pare che abbiano trovato la loro dimensione: la loro carica è qui più fruibile. Si sente ancora un po' di pesantezza in "Inhaler", ma nel complesso hanno raggiungo una notevole capacità di sintesi che comunica freschezza e maturità.
Tra i miei preferiti del 2013.
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