Campagna dei ministeri della sanità e delle politiche giovanili: c'è una droga che viene dall'Australia, è pura, non è tagliata, NON E' PER TUTTI. Attenzione, se sei solo un consumatore occasionale di buona musica, NON LO FARE. NON FARTI DI FOETUS.
L'ascolto di Foetus non può non essere un esperienza. Nella maggior parte dei casi un ascolto distratto e poco responsabile provocherà una sola reazione: il rifiuto. Di solito si ascolta qualcosa di nuovo per similitudine a quello che si sta sentendo in quel momento oppure su consiglio altrui. Tale consiglio, nel caso di Foetus, deve tener conto di come si intende calarsi in uno degli universi musicali più originali del ventesimo secolo. Se si è sprezzanti del pericolo, si può esplorare tale mondo secondo un criterio cronologico, dai primi lavori in poi; in tal caso l'esperienza equivarrà ad un viaggio dantesco alienato, da cui si esce traviati e irrimediabilmente cambiati. Se invece si vuole imparare a nuotare, prima di immergersi negli abissi più bui, "Gash" è certamente l'approccio più adatto. Questo album non è certo il capolavoro di Foetus, ma è invece un eccezionale insieme di brani, che danno un saggio delle capacità compositorie di un artista, il quale ha ormai sopito le sue inclinazioni più violente e schizzofreniche. Thirlwell infatti non sente più il bisogno di usare la musica come valvola di sfogo per le sue pulsioni più irrazionali, anzi, si scorge ora un certo compiacimento nel creare brani, certamente meno spontanei, ma comunque straordinari.
E' impossibile ascrivere Foetus ad un genere e anche "Gash" non fa eccezione. E' difficile anche ricondurlo al 1995, visto che l'album non mostra neanche una ruga e vista la pluralità di sonorità che esso contiene, a cui artisti più acclamati (es il signor "Trota" Reznor) hanno attinto, al limite del plagio, per "opere" definite "avanti rispetto ai tempi" (es Year Zero).
L'album si apre con Mortgage, splendido blues elettronico, granitico nel suo incedere e spruzzato di influssi orientali, che costituiscono un leitmotiv ricorrente in "Gash". Seguono lo speed sound e le trombe "copshootcoppiane" (d'altro canto con Ashley in formazione...) di Mighty Whity e il country-rock degenerato di Friend or Foe. Con Hammer Falls raggiungiamo il primo picco dell'album; un brano caleidoscopico e vorticoso che amalgama (manco fosse suor Germana), suggestioni indiane e rock puro, toni sommessi e gridio liberatorio, trombe, rif di chitarra e campionamenti. Una piccola caduta di stile c'è con Downfall, il cui caos appare un po troppo "costruito", ma la suggestiva Take It Outside, God Boy ritorna sui binari giusti, con le sue atmosfere alla "Lawrence d'Arabia" rotte dal grido degenerato di Foetus e dalla tromba che fa capolino tra le distorsioni. Passano senza lasciare il segno, il "nine-inch-pop" di Verklemmt e l'insipida They Are Not So True, mentre lo swing anni '30 di Slung, con la orchestrina scellerata, è Foetus doc. Arriviamo quindi all'altro picco dell'album, costituito dalla potenza industrial, un'po sorniona, di Steal Your Life Away e soprattutto dalla straordinaria Mutapump, dove sonorità Wagneriane (appena appena arabeggianti) sfociano in una cavalcata sonora, devastante e liberatoria allo stesso tempo, che costituiscono l'apice tragico dell'album. Chiude la caotica quanto inutile See Ya Later, e qui si registra forse la stonatura più vistosa, visto che Foetus aveva abituato a finali ben più "corposi".
Il lavoro che ne esce alla fine testimonia il genio di un'artista che, nonostante abbia già sparato le sue migliori cartucce, non rinuncia a fare musica evitando cadute di stile che mettano a rischi quello che di buono ha fatto in passato. "Gash" comunque è solo un biglietto da visita; un assaggio di un viaggio ben più lungo nell'inferno di Foetus. Un inferno dove il Diavolo è un cinico cabarettista e le bolge sono allo stesso tempo luogo di dannazione e svago smodato. Il girone di arrivo lo scegli tu. Ma poi, chi sa se avrai davvero voglia di scendere....
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