Uscito da meno di quattro giorni, "Echoes, Silence, Patience & Grace" è l'ultimo album della band di Dave Grohl, ex Nirvana, i celeberrimi Foo Fighters. La prolifica band post grunge, alternative rock o come cavolo la si voglia definire, licenzia un buon lavoro caratterizzato da brani freschi ed incisivi, ma anche da un paio di ottime ballate.

L'album prende le mosse da "The Pretender", ottimo primo singolo e, perlomeno a parere di chi scrive, brano migliore della scaletta. Si tratta di un pezzo tiratissimo, essenzialmente grunge, che parte in sordina con strofe melodiche e ritornelli nei quali la sinergia tra voce e chitarra raggiunge un'invidiabile forza. "Let It Die" è invece una traccia estremamente melodica che gioca molto sull'intreccio tra la prima parte eseguita esclusivamente con chitarra acustica e la seconda caratterizzata da un crescendo elettrico di prim'ordine che ricorda, vagamente, le alternanze zeppeliniane o i Pearl Jam più ispirati. "Erase/Replace", con i suoi riff duri e tirati, ci fa invece apprezzare come Grohl suoni la chitarra come, da buon batterista, sapeva suonare la batteria, alternando potenza ad una buona dose di melodia. "Long Road To Ruin" è una ballata glam rock, che può ricordare da vicino alcuni momenti dei Mother Love Bone e che sicuramente saprà imporsi nel mercato dei singoli. "Come Alive" è modellato sulla falsariga di "Let It Die", essendo quasi interamente eseguita con chitarra acustica, che viene, nelle battute finali del pezzo, raggiunta ed accompagnata da basso, batteria e chitarra elettrica.

"Stranger Things Have Happened" è un altro momento quasi interamente acustico dell'album, impreziosito da un ottimo assolo di chitarra e dalla voce calda di Dave Grohl. Si ritorna al rock di matrice punk con "Cheer Up, Boys (Your Make Up Is Running)", ennesima prova della grande abilità della band nel saper conciliare melodia e potenza. "Summer's End" risplende grazie alle varie sovraincisioni di chitarra che donano brillantezza e brio ad un pezzo molto godibile che traghetta l'ascoltatore verso quella che può essere considerata la seconda parte dell'album, caratterizzata da una leggera flessione della band. "Ballad Of The Beaconsfield Miners" è un divertissement acustico dedicato ad un minatore della Tasmania rimasto intrappolato nella sua miniera mentre "Statues" è, anche se qualitativamente inferiore rispetto al resto del disco, un'interessante southern rock guidato da un buon piano e da una voce suadente. Chiudono il lavoro "But, Honestly" e "Home", la prima classico rock melodico con tanto di piano, la seconda ballata eseguita dal solo Grohl al piano. Quest'unltima traccia è la più debole dell'album e, forse, avrebbe fatto una figura migliore se fosse stata inserita come bonus track o ghost track.

Si tratta comunque di un buon lavoro, assolutamente sopra la media, ma che, a volte pecca di poca coesione. I pezzi, seppure molto buoni, qualche volta cozzano tra loro per eccessiva diversità riuscendo sì a sorprendere di volta in volta l'ascoltatore, ma non permettendo, ad un primo ascolto di essere sempre goduti nella loro completezza. In ogni caso l'album è di certo meritevole di tempo ed attenzione, ma per essere apprezzato appieno richiede perlomeno un paio di ascolti.

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