IN YOUR HONOUR TOUR Foo Fighters live@Pala Mazda, 23 Gennaio 2006
Vi sentite un po’ debolucci e avete bisogno di una concreta iniezione di energia positiva? Inseguite, allora, l’allegro carrozzone di Dave Grohl e soci in una delle loro prossime date europee. Il risultato è garantito! Lo sanno bene i fortunati che erano con me al PalaMazda lunedì sera, unica data italiana dell’ “In Your Honour” Tour dei Foo Fighters, uno dei concerti più concreti e coinvolgenti che abbia mai visto. Niente di complicato: un’ottima band, compatta e sostenuta ritmicamente nel migliore dei modi dal batterista Taylor Hawkins (che accompagna, con tocco un po’ più fino, anche Alanis Morissette), una scenografia essenziale, costituita da una parete di amplificatori, alcuni veri, altri di cartone, “ammassati” dietro i musicisti, e un frontman eccezionale, che si è reso protagonista della storia del rock contemporaneo (è infatti l’ ex-batterista dei Nirvana!), ha messo da parte questa esperienza e si è ributtato con grandissimo entusiasmo in un nuovo progetto originale, portando con se idee nuove e grande personalità. Il risultato è una performance live eccezionale, che mostra l’aspetto più rock della band, lasciando stremati i fans che affollano il palazzetto, e rimanda ad un ascolto casalingo dei pezzi più soft. Infatti “In Your Honour”, ultima fatica della band, è undoppio CD.
Il primo disco raccoglie dieci tracce decisamente rock, suonate alla maniera Foo Fighters, graffianti e rabbiose, tra le quali spiccano il bel singolo “Best of You”, “In Your Honour”, pezzo struggente con il quale la band dedica il proprio lavoro a tutti coloro che ne hanno ispirato la realizzazione, la ballata “Resolve” e la potente “DOA”. Il secondo, al contrario, è una raccolta di brani acustici decisamente delicati e raffinati, tra il blues e il jazz (“Virginia Moon”), in cui Dave mostra il suo lato più dolce e sfodera una voce morbida ed espressiva (“Razor”). A metà concerto i quattro si lasciano addirittura andare in uno sviso “reggaeggiante”, durante il quale Grohl si cimenta in una specie di brainstorm con temini italiani (alcuni addirittura napoletani), che qualche addetto al palco deve avergli suggerito (non sono sicuro che conoscesse esattamente il significato di quello che ripeteva). Non un calo di tensione, non un pezzo fuori posto, il concerto prosegue fino al delirio finale della scatenatissima “Monkey Wrench”, con la quale, tra le urla del pubblico entusiasta che salta e ripete le liriche del ritornello, concludono il live.
Con cinque album e un EP (“Everywhere But Home” ndr) alle spalle, i FF si confermano quindi protagonisti di primissimo piano della scena rock internazionale attuale. La matrice è decisamente originale, le canzoni hanno un’identità ben definita e sono spesso costruite intorno a riff che, pur essendo a volte incastrati su tempi dispari quasi prog, riescono ad essere incredibilmente orecchiabili e piacevoli all’ascolto. Ottimi!
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