Il piacere in fin dei conti è una cosa semplice, il piacere è davanti a noi, il piacere è a Lincoln, Nebraska. La Independent Project Records di Bruce Licher non ne sbaglia una e dopo il primo lp, che conteneva pezzi già clamorosi e una spiga di grano, nel 1988 stampa anche questo secondo lavoro che sancisce la definitiva grandezza della band.
Il flusso sonoro sublima vallate di oceani di grano a perdita d'occhio. Ma dove vanno quelle chitarre, dove ci trasporta quella voce, non possiamo fare altro che amare l'esaltazione che porta la batteria e il solco che ci scava dentro il basso. Il pop è semplice? Si, ma dopo che ha circumnavigato parti cosmiche. Questo disco è di ritorno da una galassia di sentimenti, sensazioni, attimi, sprazzi, colori, flashback dove tutto è finalmente solo umano.
Harry Dingman III (guitars), Greg Hill (percussioni) e Jeffrey Runnings (bass & vocals) sono gli attentatori per un infarto indispensabile a fare riaccendere la nostra vera natura, violentata da intrusioni che offuscano il nostro essere. L'elisir è tanto cristallino quanto immediato, diretto il messaggio di un luminoso paradiso pop. Ricordi, confessioni risultano le canzoni che raccontano sedimentazioni di coscienza di chi ha trasformato un po' l'inganno della vita. Si epurano rimorsi, rimpianti, non si giudica, li sentiamo vicini.
Possiamo dire di avere degli amici sinceri del Nebraska...
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