Grande album, grandissimo album, direttamente nel mio "The Best 2013".

Il britannico Matthew Barnes (a.k.a. Forest Swords) regala al vero debutto discografico, dopo il semi-sconosciuto Ep del 2010 "Dagger Paths", dieci pezzi elettronici lo-fi, misteriosi e oscuri, dove si passa con estrema semplicità dal trip-hop bristoliano al dark-ambient, da sporchi downtempo a ritmiche dubstep. A echi cinematografici si affiancano rumori e intromissioni in salsa giapponese, vorticosi giri di chitarra vengono spezzati da beat sincopati. La contaminazione è totale, nulla sembra sfuggirgli di mano, tutto è mescolato sapientemente, nulla è forzato.

Musica monumentale da ascoltare preferibilmente in periferie desolate, aree industriali dismesse o nel bel/brutto mezzo della pianura Padana in una giornata di nebbia fitta, album per menti fredde e calcolatrici, per depressi e nottambuli incalliti con una sigaretta in mano e un bicchiere di whiskey nell'altra. Musica pesante, lenta e faticosa. Musica bellissima.

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