Un'orgia di strumenti che per dare sfogo all'orgasmo che li travolge emettono melodie e musiche al posto di urli e sobbalzi.
"Kro Ni Ca" è il quinto album dei Forgotten Silence del 2006. Per quel poco che ho scoperto (perché non ho trovato i primi 4 lavori di questi Cecoslovacchi) questo è l'album più evasivo, lasciandosi alle spalle un passato un po' più metal per abbracciare un suono più rock e progressivo. L'opera si avvale appunto di un progressive metal/rock con moltissime influenze kazz, folk, heavy metal e anche un po' di vecchio stile psichedelico alla '70 maniera. Dura poco più di un ora, ma la cosa più esuberante è che sono solo 3 canzoni, il che rende tutto l'ascolto una vera castità mentale. Giusto per capirci hanno probabilmente preso spunto dalle strutture dei primi Opeth in cui una canzone non è fatta di ritornelli e strofe ma (mi piace molto questa parola) di tavolozze non troppo grandi, si parla di massimo 2 minuti, che galleggiano sull'acqua, senza uno schema ben preciso. Ogni canzone è tempestata di riff e melodie che nella maggior parte dei casi non si ripetono mai più di due volte all'interno della traccia, per i rockettari progressisti che leggono: una specie di "2112" dei Rush. Per precisare secondo me si sentono parecchie influenze degli stessi Rush, Dream Theater, Porcupine tree, Pink Floyd e praticamente tutta la scia progressive rock italiano soprattutto per quanto riguarda la tastiera.
Gli strumenti in gioco non sono molti, i classici: chitarra elettrica, basso, batteria e piano oltre a quelli un po' più alternativi come campane, percussioni varie, xilofoni, sintetizzatori, schiamazzi vari, suoni ambient, ... Le sessioni vocali sono sporadiche e molto silenziose, si tratta di sussurri parlati e discorsi, l'essenza del canto è inesistente, ma non disperate, tutta la strumentalizzazione è praticamente impeccabile, di alti livelli, non di complessità ma più che altro di composizione, suonano bene e più sentite e più vi viene voglia di ascoltare, quindi non li cestinate dopo un solo ascolto.
In particolare la batteria è toccata bene, asciutta, essenziale ma molto irregolare, da vera progressive; il basso anch'esso è sfruttato discretamente, che varia dal molleggiato per le parti più jazz al pizzicato per le melodie più tintinnate, anche se non al massimo delle sue potenzialità, mi sembra più che giusto: è un basso, non un alto; sulla chitarra c'è ben poco da dire, ma non è che mi abbia colpito così tanto come gli altri strumenti, più che altro mi dispiace per la rarezza degli assoli, quei pochi che appaiono sono lenti e privi di energia; infine la tastiera che secondo me è un po' troppo sfruttata: c'è praticamente ovunque. In oltre non lo reputo coerente con il ruolo che dovrebbe mantenere: quest'ultimo dovrebbe creare e allungare lunghi tappeti rossi su cui gli altri amici ci ballano sopra e non il contrario. Posso capire che ci sia bisogno anche un po' di protagonismo, ma fare solo quello è un po' troppo, non lascia molto spazio agli altri strumenti, l'unica cosa che mi rallegra di questo piano è che almeno è fatto veramente bene, di classe, con molte variazioni di tono, dovrebbe essere bravo questo Marty che lo destreggia con tanta precisione.
Visto che sono solo tre mi sembra opportuno farvi anche un track by track ma senza descrivere un bel niente, già vi ho tutto spiegato tutto qui sopra, mi limito a suggerirvi un paio di sensazioni, non vi arrabbiate:
Brighton: sognatrice, visionaria, trionfale, serena, lunga;
Declaration: cruda, matura, impassibile, onesta, seria;
Mezzocaine: infantile, spensierata, soleggiata, sapiente, moralista;
Ieri mi stavo preparando per scrivere questa recensione e così mi sono divertito a trovare il numero effettivo di micro sequenze presenti in ogni traccia: in ordine 22, 14, 11. Giusto per curiosità. Ma dovrebbe essere abbastanza personale il conteggio, non vi arrabbiate ancora di più.
"Declaration" inizia e finisce con un discorso di qualche film probabilmente, ma non so di quale... inoltre a metà traccia sentirete la composizione di un numero telefonico.
Visto che mi rimangono un po' di caratteri vi racconto che un giorno me la stavo ascoltando ("Declaration") alla fermata dell'autobus e arrivo proprio al pezzo di questa composizione (presente la nonna che pigia i tasti? Tip tup tup, ma molto più veloci, come quelli che componeva il buon vecchio modem analogico 65k), il fatto è che questo suono era stato isolato e quindi si sentiva solo dalla cuffia sinistra(L) e sapete come siamo la mattina presto, tutti assonnati, quindi io in preda al sonno mi giro di scatto verso sinistra per capire da dove diamine provenisse l'arcano rumore. Proprio dietro di me c'era un signore con la barba lunga, mi guardò strano, mi vergognai.
In allegato a questa rece ci trovate anche "Brighton", giusto l'inizio della prima traccia di ben 25 minuti, provate a non sognare con questi 30 secondi.
Spero che la rece vi sia piaciuta e soprattutto l'album in questione.
By LUGREZZOCarico i commenti... con calma