Four Tet è il nome con cui Kieran Hebden dei Fridge firma il suo primo lavoro solista. Sembra che Hebden sia più interessato a mostrare la sua abilità di strumentista a tutto campo più che a creare qualcosa di davvero innovativo: a posteriori (almeno dopo aver ascoltato il suo terzo album, "Rounds") "Dialogue" è quindi di una mediocrità incredibile. L'unica canzone davvero notevole è "Aying": rumori misteriosi che richiamano versi animaleschi si mescolano ad una base che sembra la colonna sonora di uno spy movie anni '50; su di essi l'autore sovraincide fiati creando una sapiente
improvvisazione jazz.

La desolazione della suggestiva "Calamine" e le colte percussioni funk di "The butterfly effect" diventano purtroppo noiose a causa dell'eccessiva lunghezza delle tracce. Proprio questo è ciò che nell'insieme rovina l'opera: tutte le canzoni danno l'idea di essere state allungate troppo oltre il limite, diventando il più delle volte ridondanti. La riprova arriva dalla breve "Alambradas", un intermezzo rumoristico molto riuscito. La qualità delle restanti canzoni rimane su livelli bassi: alcune  aggiungono poco o nulla di nuovo al genere, passando inosservate (come la psichedelica "Misnomer" o "Liquefaction", vicina al trip-hop), altre risultano addirittura fastidiose (il modo in cui "She Scanned" è costruita è quasi puerile, la rumorosa "Fume" è semplicemente irritante).

Come si suol dire, senza "Dialogue" il favoloso "Rounds" non esisterebbe... ma ciò non basta a
fargli raggiungere la sufficienza.

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