L'uscita di Dialogue (1998) fu una rivelazione, Kieran Hebden aka Four Tet aveva ventun'anni, fu subito considerato un genio e oggi viene definito come il "padre" del genere glitch o della folktronica.
Un amico mi ha recentemente ricordato una citazione di Brian Eno, che nei primi anni ottanta sentenziò: "Il musicista del futuro è il dj...". Eggià.
Hebden fa uso dell'arte del cut and paste, insomma crea dei loop e li modifica a piacimento, oltre che ad essere un eccellente strumentista. Sviluppa dei trip musicali strumentali senza regole o schemi, ricreando una propria e personale dimensione musicale fatta di downtempo, broken breaks, jazz anni '60 e suoni organici. Si può dire che Hebden sia un artista di laptronica, visto che il suo strumento è il laptop.
Il mondo del trip hop non è lontano, ma Four Tet sconfina, è unico come la sua incredibile batteria jazz campionata. Da sempre mette nei suoi dischi anche qualche risonanza meditativa asiatica e le sue composizioni danno spesso una sensazione d'intimismo.
Ha supportato la tournée americana dei Radiohead, era il bassista nella tournée mondiale di Badly Drawn Boy e ha remixato tutti, da Aphex Twin ai Bloc Party. Insomma, non è l'ultimo arrivato. Con Everything Ecstatic l'esperienza di Four Tet si rigenera: il ragazzo vuole scrollarsi di dosso quelle etichette che lo infastidiscono, ora il suo sound è più "abrasivo", ed ha fatto quel passo avanti che ci si aspettava da tempo. Il genio è ritornato più carico che mai d'intensità e magia, si è superato, e questo è il suo lavoro più elevato di sempre.
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