La storia è ormai nota: Francesco Guccini, dieci anni dopo il suo "addio" con "L'ultima Thule" nel 2012, decide di pubblicare una raccolta delle canzoni partigiane che da ragazzo suonava nelle osterie.

Il titolo, Canzoni da intorto, in realtà non rende pienamente l'idea del disco. "Intortare" significa infatti cercare di attirare le attenzioni di una ragazza con argomentazioni spesso arzigogolate. Nell'album però solo "Le nostre domande" e "Quella cosa in Lombardia" sembravo avere un'attinenza con la tematica amorosa.

La selezione attraversa diversi periodi storici. Si va da Fausto Amodei ad Enzo Jannacci, passando per Franco Fortini, di cui sono presenti due pezzi; mentre le lingue utilizzate sono molteplici: italiano, dialetto modenese, inglese e persino ucraino, nell'ultima traccia fantasma "Sloha Naroda", con tanto di saluto al popolo ucraino, colpito dalla guerra.

Il CD è arricchito da un interessante booklet di 40 pagine, dove non sono riportati i testi bensì il racconto originale dell'Autore. Egli racconta di quando ha ascoltato per la prima volta queste canzoni, in un'epoca in cui a volte non c'era nemmeno il giradischi, e allora le si ascoltava da persone conoscenti in determinate occasioni.

L'album, che non è di inediti, ma si può considerare un concept sull'epoca partigiana e sulla giovinezza, non è uscito sulle piattaforme gratuite e legali, ma solo in formato CD e LP, e sul primo soltanto è contenuta la traccia in più alla fine.

Non faccio il track by track e l'analisi dei testi e delle musiche, ma voglio insistere sullo spirito complessivo dell'opera, sulle sue motivazioni, che prendono le mosse dalla scomparsa, nel 2010, del discografico Renzo Fantini. Già alcuni anni prima Francesco aveva ventilato l'idea di mettere su disco queste canzoni, attraverso le quali parlare di sé.

Gli arrangiamenti sono di Fabio Ilacqua, mentre tra i musicisti figurano i chitarristi Stefano Giungato, Lavinia Mancusi e Biagio Sturiale, il contrabbasso di Marco Ricci e la fisarmonica di Nadio Marenco. Alle percussioni, a sopresa, Phil Mer, figlio della seconda moglie di Red Canzian, già alle prese col tour dei Pooh nel 2011 e in diverse collaborazioni successive.

Consiglio vivamente l'acquisto e l'ascolto di questo lavoro, la lettura attenta del booklet e un ascolto complesso e complessivo, perché in questo caso non ha senso dire qual è la migliore o la peggiore. Ha senso invece carpire le motivazioni e lo spirito di ogni brano, e quindi dell'opera intera. Magari cercando in Internet ciò che non si è capito o trovato.

All'album, un gradito quanto inaspettato ritorno, a 82 anni, di Francesco Guccini, metto comunque quattro stelle, considerandolo un qualcosa in più da aggiungere ai sedici mattoni della sua bellissima discografia in studio.

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