Ho deciso di recensire "Guccini Live Collection" per due semplici motivi: il primo è che tutti gli altri dischi di Guccini sono già stati recensiti, il secondo è perchè voglio mostrare a tutti che cosa oggi Guccini veramente È, e non come ce lo vogliono mostrare. Infatti il mio obbiettivo non è recensire questo disco in particolare, ma tutta la vita di un ex-cantautore, dato che non può essere che definito così. Mi sto ponendo una domanda: qualcuno aveva bisogno di una raccolta di pezzi live di Guccini? Seriamente, qualcuno ne sentiva il bisogno? Vorrei saperlo. Nel lontano '98 quando andai ad acquistare questo disco, ormai sono passati anni da quel tragico errore, ero già piuttosto impaurito dal titolo: "Guccini Live Collection" - un titolo più pacchiano e scontato non poteva certo sceglierlo. Al negozio di dischi allora mi feci coraggio, afferrai il cd (il cui prezzo non era neanche basso) e andai alla cassa, dove mi aspettava un cassiere che mi osservava con aria schifata. La copertina non era neanche male, con il titolo scritto sullo scotch e sotto una foto di Guccini di almeno dieci anni prima; inoltre leggendo dietro si poteva leggere un largo assortimento di pezzi (nulla di nuovo, eh!) che andavano dal '66 fino all'ultimo disco allora uscito. E poi erano due dischi, non uno! Ben due dischi del mio cantautore preferito, pensai quando lessi dell'uscita del disco da una rivista. Infatti fino a quel momento avevo grande stima di Guccini. Ora continuerò con il mio racconto. Appena tornato a casa infilai il disco nel lettore e partì (dopo qualche secondo dei soliti applausi per far sì che il disco sembri più lungo) la solita, stantìa, pesante versione di "Canzone per un'amica". Si nota da subito l'arrangiamento inadeguato al pezzo, con allegri sassofoni che si intrufolano quando Guccini dice frasi come: "quando la vita è fuggita", "ma ti ha incontrato la morte". Ascoltando il pezzo si viene assaliti da stecche, note fuori posto e infine il pezzo termina con una dissolvenza. UNA DISSOLVENZA! Quando l'ascoltai per la prima volta pensai "ci dev'essere un errore" oppure "che cavolo hanno combinato?" ma dopo aver sentito anche gli altri pezzi mi accorsi che quella schifo di dissolvenza era presente anche negli altri pezzi. Vabbè basta parlare di dissolvenze, orsù, e facciamoci un po' di coraggio tentando di non cadere nel grottesco (pratica che riesce benissimo al cantautore in questione).
Mi pare logico che non mi soffermerò su tutte le tracce, altrimenti la lettura della recensione diventerebbe dolorosa quanto l'ascolto del disco in questione. Quindi salterò il secondo e terzo pezzo che, oltre a essere pezzi bellissimi, non sono tra i peggiori per esecuzione. Si passa a "Il vecchio e il bambino". Il pezzo mi è sempre piaciuto e mi ha sempre commosso, MA NON IN QUESTA VERSIONE. Ascoltandolo qui mi commuove solo il fatto di aver buttato via più di 30000 lire per questo disco! Una lagna. Sembra che il vecchio Francesco abbia l'asma, perchè dice tre parole ogni minuto, tramutando l'ascolto in sofferenza. Segue "Quattro stracci": qui Guccini, finita la vena poetica Francesco è passato a quella patetica. Il pezzo dopo è "Cyrano", che qui viene cantato senza voce. C'è di peggio però. Il settimo è "Venezia", bello anche in questa versione. Ma purtroppo il disco non contiene solo sette tracce, visto che il nostro Francesco si è sdato. Ne contiene VENTISETTE!
Passo direttamente al decimo, "Via Paolo Fabbri 43". Purtroppo qui Guccini si diverte a trasformare i discorsi indiretti in diretti, cambiando pure intonazione per farci capire che al momento parla il padre ("la pensione è davvero importante") o la madre ("un laureato conta più di un cantante"). Il risultato ve lo lascio immaginare. "Autogrill" non è malaccio. "L'isola non trovata": qui Guccini ci mostra il suo proverbiale vizio di cambiare i pezzi per aggiungerci errori o peggiorarli notevolmente (vedi anche Via Paolo Fabbri e L'avvelenata). In questo caso Francesco spara un "ne parlan piano i marinari" al posto di "marinai". Il fatto in sè non sarebbe tanto grave se non fosse che marinari è aggettivo (lasciamo stare ogni altro commento)... Inoltre forse non tutti sapranno che il pezzo stesso è stato palesemente copiato dalla poesia (di ben altre dimensioni epiche di questo disco) di Guido Gozzano "La più bella".
Salto "Asia" versione camera mortuaria e "Un altro giorno è andato" versione soporifera per passare al secondo cd, che si apre con "Eskimo", uno dei miei pezzi preferiti. Peccato solo che questa sia la famigerata "versione funerale" che negli ultimi tempi piace tanto a Guccini. Salto una penosa "Auschwitz", una decente "Canzone delle osterie di fuori porta" e un altro po' di paccottiglia per arrivare a "Due anni dopo". Qui Vince Tempera (o chi per lui) si è divertito a tirare fuori un arrangiamento assolutamente inadatto al pezzo, che porta via tutta la profondità del racconto. Francesco tralascia anche i soliti falsetti presenti nell'omonimo disco (non una gran perdita a dirla tutta)!
Gli altri pezzi che spiccano sono "L'avvelenata" dove Guccini fa un grossolano errore grammaticale (fortuna che si corregge!), la solita "La locomotiva" e gli ultimi due pezzi che tentano l'effetto nostalgia: "Statale 17" e "Noi non ci saremo".
Ora passo alla conclusione (o breve riassunto).
Ammettiamolo. Francesco non ha più l'età per fare i dischi.
É andato. Finito. Non resta più nulla di lui se non una grossa figura sbiadita. D'accordo, nel passato è stato un mito, un grande mito; nessuno lo nega. Come sarebbe impossibile negare che questo disco faccia schifo. É una schifezza. Letteralmente. Guccini ormai ha stufato con la sua voce gracchiante e con la sua stupida erre moscia. Non ha più nè la voce a fesso di un tempo (Folk Beat n 1) nè la voce lamentosa degli anni a seguire.
É triste che un personaggio che è stato di una tale grandezza nel passato oggi sia solo l'ombra di quel era e che viva di rendita. Già dalla copertina ci si accorge della fregatura. Avete notato che immagine ha messo? Sarà almeno di quarant'anni fa! FRANCESCO! Che ci combini? Questi abbocchi non si fanno... Comunque - per informarvi - la fregatura non è finita qui. Francesco tenta anche qui l'effetto nostalgia infilando pezzi vecchi rifatti con le musiche (solitamente scadenti) scritte da qualcun altro (Vince Tempera forse?) - ma questo effetto ha ormai stufato. Non ne possiamo più di vecchi pezzi suonati mediocremente rifatti e risuonati ancora peggio. Poi i testi sono le stesse palle! "Morte nera e secca"?! SECCA?! Francesco, l'unica cosa secca che hai è la cantina! ("Libera nos domine", fortunatamente questa non c'è nel disco).
Scusate la divagazione. Insomma, risparmiate i vostri soldi per un altro disco di Guccini (anche se trovate la versione scontata a 14,90 € non lasciatevi ingannare, la scontano perchè non riescono a venderli!) possibilmente uno prima del '98.
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