Questa non è una recensione, per cui voglio andare subito al dunque (di migliori sono sicuro ne verranno).
Sto pensando una cosa, unica, ascoltando in cuffia questo ultimo album di Francesco Guccini.
Ed è questa.
E' davvero un peccato, in un periodo come questo di grande povertà culturale, più che che economica, che un Cantatutore come Francesco Guccini decida di lasciare la scena, di auto-rottamarsi.
In un mondo in cui siamo tutti incazzati e appassionati del vaffanculo corale, lui che dell'incazzatura in solitario è stato uno dei primi grandi cantori, ci mancherà molto.
Ma la vita va così, e non c'è niente da capire.
L'unica speranza è che quel famoso sogno di futuro in cui "i muti parleranno e taceranno i noiosi" non sia sempre più destinato a finirsci alle spalle, insieme alle ultime sicurezze di questa povera Italia.
Sto pensando una cosa, anzi due, ascoltando in cuffia questo ultimo, per davvero, album di Francesco Guccini.
La seconda è che non avrei mai immaginato che fosse possibile per un artista un uscita di scena come questa.
Salutare tutti vestendo il ruolo di uno dei personaggi di una delle sue canzoni più amate.
L'ultimo colpo di genio di un uomo modesto.
Di cantarci le cose vere come se fossero favole ("Quel giorno di Aprile").
Ma noi, purtroppo, non siamo più bambini.
E di favole come queste, cantate così, non ce ne saranno altre.
Grazie, Francesco, non ti ho mai seguito con eccessiva passione, ma ci mancherai.
Carico i commenti... con calma