Otto canzoni di una classe sopraffina, per dire che la poesia può e deve risiedere nelle canzoni di chi è stato sempre fedele a quell'odore di malcelata malinconia, figlia della nobile appartenenza a quelle atmosfere così genuine, semplici ma al tempo stesso capaci di rara raffinatezzaUn disco dal sapore semplice ma di un gusto di cui non si può fare a meno, capace di riscoprire e far rivivere le nostre emozioni nascoste nel profondo della nostra anima. "Canzone delle domande consuete" assurge indubbiamente al ruolo della canzone in assoluto migliore di questo disco. Disco avente come unico filo rosso la riflessione sull'uomo e sull'amore con una padronanza della parola ed una capacità di racchiudere in poche frasi intense un senso profondissimo di cui solo Guccini è capace. La sottomessa epicità della title-track, la già citata (ma mai abbastanza) "Canzone delle domande consuete", "Ballando con una sconosciuta", "Le ragazze della notte" sono solo esempi di come, in questo caso, la penna di Francesco si sia mossa con gran classe, cosa peraltro neanche poi così nuova ma che in questa occasione rende veramente onore all'essenza primordiale che costituisce l'anima della musica in sè: l'emozione. Forse nella seconda parte il lavoro in questione accusa un calo di ispirazione per quanto riguarda l'aspetto musicale ma è solo un insignificante appunto non in grado di scalfire l'intrinseco fascino insito in un disco come questo.  Inutile parlare di meri dati tecnici, ascoltate questo disco e sentirete l'odore delle pianure desolate, quelle che ti costringono a stare con te stesso e fare i conti con i tuoi errori, con i tuoi guai e con i tuoi amori senza farsi poi così tante domande perchè tanto " ...non risponderei per non strascinare parole in linguaggio d'azzardo".

Carico i commenti...  con calma