Gli anni ottanta sono stati difficili per molti artisti, c'è chi è invecchiato male e chi peggio. E poi chi è invecchiato piuttosto bene, oppure chi si è ripreso dopo qualche svarione. Guccini è, insieme a Faber, quello che ha reso più morbido l'invecchiamento della sua produzione, continuando a scrivere album validi, seppure meno che nel decennio precedente. Il leggero declino inizia propria da 'Signora Bovary' del 1987, il primo album, dopo una lunga serie, di cui non si può dire che sia un capolavoro. Conosciamo tutti i prodigi fatti dal Maestrone negli anni settanta, e basta voltarsi indietro di poco per trovare un'altra perla, subito precedente a questo LP, cioè l'omonimo 'Guccini' del 1983.
Inizia con un buonissimo LP il cammino che porterà, ammorbidito appunto, in diverse tappe, Guccini a produrre un album pessimo come 'Stagioni', e soprattutto non tornare più ai livelli avuti fino a questo LP o, meglio, quello splendido, precedente.
In 'Scirocco' troviamo uno story-telling molto più che erotico-gucciniano, è il vento a fare da pretesto per suggerire una svolta, una mossa, ai protagonisti dipinti in un locale. Fermi in una posizione di stasi e di ansia, una di quelle sensazioni spiacevoli che solo Guccini può pensare ci faccia piacere ascoltare in una canzone.
'Culodritto' è invece un episodio bellissimo e molto riuscito. Un brano atipico, in cui ascoltiamo frasi molto dolci, a cui questo orso burbero non ci ha abituati. Scopriamo una canzone tenera, rivolta alla sua bimba. La formula e anche la realizzazione sono di stampo vecchioniano, così come lo sarebbe l'epilogo "...vola, vola tu..." se non fosse che questo non è un brano del prof., e per ricordarlo basta ascoltare le parole che seguono "...dove anch'io vorrei volare." Messe lì, più che per fare rima, per dare quel pizzico di malinconia e di abbattimento che non possono mancare neanche in un brano pieno di speranze e promesse. (Riuscirà a fare di peggio nella scandalosa '...E un giorno', dove praticamente lancia alla povera figlia ogni tipo di sfiga possibile). Ora che ci penso Guccini ricorda proprio quel tizio che, in un film di Troisi, ripeteva la frase "Ricordati che devi morire!".
Il resto dell'album è pressoché anonimità, la stessa che troveremo in maniera sempre più presente e sempre più pesante già dall' LP che seguirà, 'Quello che non...'.
Ma se questo LP si merita di non esservi indifferente è quasi solo per un brano, che ne fa parte, e che io considero, forse il testo più bello scritto da Guccini nella sua carriera. Non vi dico quale perché ognuno ha i suoi gusti etc.. poi, se ascoltando questo LP troverete un capolavoro, magari è proprio quello.
Buona serata.
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