Vi era un tempo in cui MTV significava musica e videoclip circa 24 ore su 24: che tu fossi in ufficio, allo snack bar o semplicemente spaparanzato nel salotto di casa tua, attivavi il tubo catodico, lo sintonizzavi su Music TeleVision e ti si parava innanzi un notevole sproloquio musical - mediatico. Che dire, poi, dei cartoons i cui protagonisti erano divenuti l'archetipo della ribellione giovanile, gli scapestrati Beavis & Butthead e l'apatico - schifata Daria, menzionando i magnum opus dell'epoca?

Con l'avvento dei reality e delle telecamere installate in direzione dell'anfratto umano più sfuggevole, anche la rete musicale più nota del globo si è dovuta piegare, per esigenze di marketing e share, alle odierne tendenze in fatto di broadcasting. Oggigiorno è più facile, difatti, imbattersi nelle tamarre disavventure "fusti & gnocche" di Jersey Shore che in una classica striscia video non - stop. Addirittura il mood dinamico e "spensierato" tipico della messa in onda MTViana risulta quasi datato: neo mamme adolescenti frustrate e perennemente angosciate, ragazzini sovrappeso a stecchetto sull'orlo della crisi di nervi, nerd yankees che si disquisiscono a vicenda, piccoli aristocratici che con sfacciata disinvoltura mostrano alle telecamere - neanche fosse un reportage sulle rovine di Machu Picchu - faraoniche magioni immerse nel luccichio californiano, bonarietà fiabesca a dir poco ipocrita e fasulla, banalità irrisorie... Insomma, quella che era la frivolezza, il vigore e l'allegria dei vecchi contenitori sembra aver abdicato in favore di valli di lacrime e atmosfere suicide peggiori di qualsiasi format Maria de Filippi style.

Proprio il Bel Paese riesce (in parte) a distinguersi dall'attuale dialettica fighetti/e discotecari - teenager depressi, pur rigorosamente sottomesso alla corte di MTV. La ricetta de I Soliti Idioti, mix (discretamente sboccato) di satira e umorismo sulla sconfortante realtà socio - politico - istituzionale italiana, non può far scuola per argomenti trattati, essendo affiancata da analoghi programmi di fattura ben più antica e consolidata. Se non stupisce il concept di background (forse un po' trito e ritrito), da sbellicamento assoluto sono gli sketch profusi dalle mini storie, ognuna ricalcante una precisa tematica "schernitrice" (dalla rigidità ecclesiastica al variegato mondo gay passando per i "paraculismi" in campo sanitario - politico), ognuna con i dinoccolati Francesco MandelliFabrizio Biggio nelle vesti (fisiche e astratte) di qualche bislacco soggetto rigorosamente "made in Italy". L'intento finale è, pertanto, quello di iperbolizzare drammaticamente gli stereotipi nostrani, dissacrando senza censure i protagonisti di questa italianità non proprio perfetta e ben lontana dalla sedicente perfezione più volte invocata dalle sue istituzioni e dai suoi rappresentanti politici.

La calata nel personaggio da parte dei due attori è a dir poco straordinaria: oltre a dimostrare grande elasticità nelle svariate "metamorfosi", evitando imbarazzanti cali di performance, il duo riesce a costruire ex - novo episodi semplici ma terribilmente spassosi e irriverenti, estrapolando per ognuno di essi frasi d'effetto divenute tormentoni sulla bocca di tutti gli spettatori: "Dica? Sono subito da lei", "Ma lo scontrino? o "Dai, Cazzo!". Esilaranti all'ennesima potenza sono, infine, i doppi sensi, naturalmente sessual - erotici, espressi dall'ineguagliabile versione "transgender" di Fabrizio Biggio

Inoltrandosi nella serie c'è solo l'imbarazzo della scelta per sbruffonaggine e idiozia composite. In primis spiccano le disavventure di Sebastiano, giovane rocker timido e impacciato alle prese con un'impiegata postale (Gisella) che ne combina di tutti i colori pur di non svolgere la propria mansione (bruciare una valigia di contanti, sedurre il cliente con gesti risibili...), interloquendo in continuazione con "Dica" e "Sono subito da lei" e appellandosi ad un fantomatico Bertelli. Vi sono, poi, gli sketch di Fabio e Fabio, coppia omosessuale dagli atteggiamenti estremizzati e ostentati (il primo è una donna mancata determinato a procreare "ingannando" la natura e gli specialisti del settore, l'altro è un egocentrico pavoneggiante con la fotocamera del cellulare rivolta a sé in continuazione, poco dedito alle attenzioni del compagno che viene spesso liquidato con "non lo so"). Da menzionare, altresì, le peripezie di Maria Luce e Gianpietro, strambi coniugi aristocratici bigotti e finto moralisti ossessionati dal giudizio altrui nei loro confronti (in particolare la consorte), gli spassosi e blasfemi esperimenti di Padre Boi e Padre Giorgio di rinnovare il mondo ecclesiastico attuando sondaggi di mercato e altre stravaganze pseudo moderne, (scambiandosi verso la fine battute del tipo "Dov'è Gesù? Cerchiamolo"), i "porcellosi" doppi sensi esposti dall'amante del primario, arrivista raccomandata, in procinto di imbarazzare l'assistente Protti, lo sconnesso rapporto di famiglia fra un padre boccalone, scurrile e pseudo libertino (Ruggero de Ceglie) perennemente responsabile delle disgrazie del figlio Gianluca, tranquillo ragazzo casto e rispettoso, infine gli stratagemmi di un cartolaio per non fare lo scontrino ad uno strano tizio che invece richiede pedissequamente la fiscalizzazione del suo acquisto.

Forse qualcosa di alternativo alle succulenti chiappe di Belén esiste nel tubo catodico made in Italy.

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