Francesco Maselli, comunista, antifascista, aveva gli occhi di tutti addosso, essendo l'omonimo libro di fama internazionale. Ciò nonostante decise di tradire le aspettative girando un film di carattere fortemente esistenziale, oltre che scevro da sovrastrutture che accennassero al periodo storico ('29-30), ovvero nel pieno del fascismo con la borghesia in trionfo; e concentrando il lasso temporale dell'opera a due giorni (e due notti) nel tòpos della Villa di famiglia, con pochi esterni di una Roma piovosa dalle foglie appassite.
Leo Merumeci (Rod Steiger), è un ricco frequentatore della famiglia Ardengo, composta dai fratelli Michele (Thomas Milian) e Carla (Claudia Cardinali) e dalla madre Mariagrazia, sua amante; uno stratega alla ricerca dell'affermazione sociale oltre che quella dei propri istinti sessuali, che si sposteranno ben presto verso Carla, nonostante perda il vestigio di gerarca fascista. Sarà lui a venire in soccorso della non più agiata famiglia borghese quando gli ufficiali giudiziari busseranno alla loro porta per catalogare i beni ivi presenti in previsione del pignoramento. E sarà lui, successivamente, ad assillare la giovane, in funzione del suo mantra: che il mondo è terribilmente noioso e che a volte occorre avere il coraggio di capovolgelo... nel tal caso trascinandola in un fatiscente riparo tra gli alberi del giardino, tentando di abusare di lei, in una scena di quasi violenza carnale che al tempo destò scalpore fra la carta stampata.
Dovendo essere onesti, però, non si può non avvertire che il film sia in qualche modo noioso, con alcune battute che oggi come oggi risultano ironiche per quanto fuori posto, incluso lo sguardo fisso della madre Mariagrazia, seguito da pianto isterico nei confronti di Leo, nonostante non ancora al corrente delle bramosie di quest'ultimo verso la figlia, e che nel finale del film sfocerà più in un'espressione notevolmente intrisa di follia senile che altro...
La situazione si ravviva leggermente con la sequenza "spettrale", per l'illuminazione ardente, della serata mondana a Ritz, in stridente contrasto a tutte le inquadrature precedenti fotografate col minimo di luce possibile fino ad infondere un'atmosfera quasi mortuaria.
Leo viene ancora dipinto come un uomo che ottiene sempre e comunque tutto ciò che desidera, in questo caso Carla, che si concederà a lui, ma non per passività opaca come nel romanzo, quanto per una sorta di reattività rabbiosa... ma si ritroverà in compenso a fare i conto col fratello messo al corrente della situazione dall'amica di famiglia Lisa, che lo spronerà a risvegliare la coscienza critica finora assopita; ma probabilmente senza successo alcuno, restando l'erotismo senza amore l'unica sconsolata evasione dei due fratelli.
Nonostante poi il film si collochi nel filone di opere sull'incomunicabilità, personalmente ho apprezzato i risvolti caratteriali molto forti di tutti i personaggi coinvolti, anche se, nonostante lo stesso Moravia, con più di 15 film tratti dalle suoi romanzi, relativamente al film afferma che il regista deve necessariamente essere infedele perché in questo si riconosce la sua originalità, ponga il film di Maselli, assieme a "La ciociara" ,"Il disprezzo", e "Il conformista" tra i suoi preferiti, continuo a preferire di gran lunga il libro.
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