Siamo in una piccola città di provincia come è Ascoli Piceno agli inizi degli anni Sessanta e il film parla appunto dei "delfini": i rampolli di buona famiglia del paese rispettati e onorati per la loro ricchezza e il loro buon nome. Questi ragazzi passano le giornate a far nulla, a parlare e annoiarsi alla ricerca di qualcosa di stimolante tra alcol, feste e chiacchere di paese nel frattempo entra nel giro anche Fedora, una ragazza bellissima ma povera,interpretata dalla splendida Claudia Cardinale nel personaggio di una ragazza che finisce per corrompersi.
La storia procede per fili diversi raccontando le diverse storie tra le coppie di personaggi soffermandosi in particolare sui due personaggi che sembrano volere uscire dalla palude di convenzioni e perbenismo di provincia; alla fine di tutto però tuttoresta immutato e i personaggi restano prigionieri dei condizionamenti sociali, delle barriere imposte dal mondo esterno: Cheriè, la contessa a cui tutti fanno capo, cerca di nascondere la sua rovina e quando gli altri la scoprono la dispezzano abbandonandola; Fedora, rinuncia all'amore sposando il ricco playboy del pease, interpretato da Thomas Milian, e gli altri personaggi si rassegnano al proprio destino di piccolo borghesi, a rimanere immersi nelle loro misere vite fatte di niente.
I personaggi del film, interpretati tra l'altro da ottimi attori come Antonella Lualdi e Gerard Blain, sembrano presi a prestito da un libro di Moravia che collabora alla sceneggiatura, difatti il regista in seguito girerà "Gli indifferenti" ma risultano troppo schematici, troppo stereotipati. La storia riecheggia "I vitelloni" di Fellini ma mentre in quest'ultima i giovani finisconoper scontarsi con la loro eststenza ne I Delfini il regista sembra assumere un tono moralistico nei confronti dei personaggi: essi sono perdenti in partenza in quanto borghesi: se i Vitelloni guardando il mare si perdono nelle loro domande, nel loro intimo i Delfini invece finiscono per fare una banale litigata tra innamorati. Il regista sembra così restare un pò su schemi un pò banali nella descrizione dei personaggi con una schematizzazione dei ricchi e cattivi che passano le giornate a bighellonare e correre in auto e i poveri buoni come il medico che aiuta gli altri, perdendo così la possibilità di una maggiore introspezione psicologica di Fellini o di Antonioni.
Il film è il racconto di diversi personaggi pur seguendo i diversi sentieri di piccole storie raccontate mentalmente da Anselmo, il ribelle del gruppo che tiene in camera riproduzioni futuriste e cubiste e vorrebbe evadere, finendo a continuare a tirare avanti l'azienda di papà.
Da un altro lato emerge la profonda maestria nell'uso tecnico della macchina da presa con inquadrature complesse e un uso sofisticato del bianco e nero e della fotografia che riescono a dare il segno di un atmosfera di noia, di opaca calma e impossibilità in questi ambienti chiusi ed eleganti, preziosi ma statici e tetri contrapposti a momenti in cui arriva la luce esterna accecante a mostare gli stridori tra i personaggi che si risolvono però nel nulla: difatti il pregio del film è dato dal movimento che sembra muovere questi personaggi, sembra scomporli per poi invece ritornare ad una situazione iniziale di fissità e immutevolezza, come se nulla alla fine fosse successo. Anche il sottofondo musicale un pò seducente e malinconico sembra descrivere queste esistenze eleganti ma tristi e sempre uguali come i palazzi della piccola città.
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