È con “La sfida” del 1958 che Francesco Rosi, al suo secondo lungometraggio, si impone all’attenzione della critica e del pubblico.
Già, perché La sfida è un film-denuncia e la denuncia sarà un marchio di fabbrica della cinematografia di Rosi.
Seguiranno “I magliari” “Salvatore Giuliano” e “Le mani sulla città” (il suo capolavoro).
Perché come disse lui stesso:
La vita di un regista sono i suoi film. Non tutta la sua vita certo, ma quella parte di essa attraverso la quale ha espresso la sua relazione con il mondo, con le idee e con gli uomini.
La sfida è quella che verrà lanciata da Vito Polara (José Suaréz) un piccolo contrabbandiere di sigarette ma un giorno qualcosa va storto ed i suoi soci al posto delle sigarette gli portano gli ortaggi e lui si accorge che c’è da farci i soldi coi cucuzzielli…
Vito è spregiudicato, vuole tutto e subito. È risoluto e determinato e si reca immediatamente in campagna per acquistare i cucuzzielli o quello che c’è ma ancora non sa che nessuno può vendergli gli ortaggi perché là, in campagna, tutto è controllato da Ferdinando Aiello (José Jaspe). Curiosa sta cosa di due camorristi interpretati da due attori spagnoli eppure se non lo sai mica te ne accorgi tanto sono bravi…
La camorra dunque.
Nell’immediato dopo-guerra si era già organizzata ma pensa… e già dettava legge …ovviamente a modo suo.
Il sistema camorristico era esattamente quello che troveremo in tanti altri film a seguire. Il modus operandi, i rapporti personali, il concetto di “famiglia”…
Rosi non ci gira mica intorno, mostra tutto così com’è e si avverte che il suo cinema procede con un altro passo, un’altra camminata… che Rosi appartiene alla schiera dei registi per così dire moderni. Già dai titoli di testa possiamo notare nel font uno stile sobrio e dinamico in luogo dei soliti caratteri giganteschi che, spesso accompagnati da musica pomposa, pre-annunciavano questo o quell’attore…
E moderno o perlomeno fuori dagli schemi è anche Vito Polara che in barba alla tradizione non esita a corteggiare e a conquistare, creando scandalo, la bellissima e giovanissima Assunta (una Rosanna Schiaffino da capogiro). Da vedere la scena del “corteggiamento”.
E così questo giovane ed impetuoso criminale rapidamente scala le gerarchie della malavita diventando ben presto ricco e potente …ma la sfida non è ancora terminata.
Il film si avvale di un comparto attori di tutto rispetto. Del resto all’epoca c’erano certi caratteristi che levati, a volte più bravi dei protagonisti. Dialoghi brillanti, ritmo sostenuto è il ritmo di Vito Polara, uno che non si ferma davanti a niente…
La Napoli del dopo-guerra, la gente per strada, il caos “organizzato” le urla dei venditori ambulanti, il macchinone che deve passare e strombazza…
Bel film.
Accateteve e 'cucuzzielli!
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