E' qualcosa che torna puntualmente, un appuntamento fisso, inevitabile, un sogno che squarcia la notte e grida senza voce e senz'anima, il peggiore degli incubi, una maledizione che scende, inesorabile, nel buio minaccioso, e avvolge ogni cosa, è guerra, disperazione, pensieri mostruosi che serpeggiano tra le fiamme giallognole dell'Ade, quando a ben poco servirono divini presagi di sventura, messaggeri di morte di verde vestiti, a niente occorse stabilire il degno compenso, luccicano ancora i trenta pezzi d'argento che martoriarono Cristo, né la peggiore siccità avrebbe potuto drenare il sangue che ha sciacquato mani e inondato corpi e interi villaggi, un torrenziale miscuglio di materia cerebrale e liquido organico, sanguinosi romanzi epici, sceneggiature psichedeliche e cannibali, legioni aerospaziali e corazzate termonucleari che si fronteggiano su un suolo di sabbia e piramidi di terra bruna, proiettili larghi un palmo che strisciano sul crudele tavolaccio della nuda cronologia animale e si scompongono in deflagranti elementi radioattivi infinitesimali, sole lunare che abbaglia la superficie rifrangente degli occhiali sui caschi dei soldati, avanzano i guerrieri, gli uni contro gli altri, trascinando l'alchimia irredenta della ferrosa logica funebre, il dominio degli eserciti sotteranei si allunga come l'ombra scura di una nube orientale, cavalli azzoppati che scalpitano al rombo dei mitragliatori, lo spauracchio di un desolato e desolante medioevo post-industriale rifugge dalle appannate verità di una pantagruelica opera cinematografica, più grande di Welles, di Eisenstein, di Via col Vento, di Wilder e Buñuel, più dello stesso gargantuesco Coppola, qualcosa che si stacca dallo schermo, nera caliginosa resina plastificata, una lunga colata di mezzi busti alieni sul manto scuoiato della guerra, l'apocalisse, ora, che la vecchia e spossata civiltà, lontano dai suoi gerarchi di plastilina e da un bastimento che prosegue a colare a picco giorno dopo giorno, ora dopo ora, una nave sul cui ponte batte una bandiera lacera e sdrucita, l'untuoso vessillo di una democrazia ormai giunta a un interramento spicciativo, Willard è stanco e osserva la scena dal bordo del fiume, con lo sguardo vitreo e i capelli bagnati, il crepuscolo si allontana dal mausoleo di Kurt mentre gli eserciti di mezzo mondo affilano le spade e si preparano a una nuova guerra.
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