Adoro Franco Battiato, sin da quando ero ragazzo.

Allora ero affascinato dai testi delle sue canzoni, anche quando non ne coglievo il significato più profondo.

Non avevo letto Capitani Coraggiosi di Joseph Rudyard Kipling e quindi non conoscevo Harvey, il giovane figlio di un magnate americano caduto dalla nave e successivamente salvato (nel fisico e nello spirito) dalla We’re Here, una semplice barca di pescatori.

Nemmeno conoscevo Matteo Ricci, il gesuita matematico italiano che calandosi negli usi e costumi della Cina della dinastia dei Ming, riuscì a ricevere i favori della corte cinese, a compiere la sua opera di missionario e a introdurre per primo in Cina gli elementi di geometria euclidea.

Cercare un centro di gravità permanente è la ricerca di un equilibrio interiore durante il vorticoso viaggio della vita.

C’è chi lo fa, come una vecchia bretone o furbi contrabbandieri macedoni.

Chi non effettua questa ricerca avrà un viaggio senza una meta, come Sal e Dean, protagonisti del romanzo autobiografico Sulla Strada di Jack Kerouac, scritto di getto dall'autore su un rotolo di carta da fax, in uno stato di automatismo psichico simile al viaggio dei suoi personaggi.

Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati
Dove andiamo?
Non lo so, ma dobbiamo andare

Secondo George Gurdjieff, maestro spirituale di Battiato, gli esseri umani vivono in uno stato di dormiveglia, completamente succubi dei loro automatismi psichici.

In realtà la gente è trascinata dai suoi pensieri. Camminano per strada, non si accorgono di avere un corpo, schivano le macchine perché abbiamo un centro motorio più sveglio del nostro dormire, quindi non ci fa fare incidenti. Non si ricordano quello che hanno detto qualche minuto prima. Viviamo assolutamente nel sonno. Non siamo in grado di esercitare un’attenzione verso il nostro corpo, verso quello che entra e quello che esce. Di governare i pensieri. Abbiamo tantissimi difetti. Non siamo in grado di sopportare una critica. Una fragilità che è veramente sconfortante.F. B.

Il brano Centro di gravità permanente è un’introduzione metaforica all’insegnamento della Quarta Via di Gurdjieff, che Pëtr Demianovič Ouspensky, in L’evoluzione interiore dell’uomo così descrive: “Questo insegnamento suddivide l’uomo in sette categorie. L’uomo n. 4 differisce dall’uomo n. 1, 2 e 3 per la conoscenza di se stesso, per la comprensione della propria situazione e per il fatto di aver acquisito un centro di gravità permanente”.

È un percorso di meditazione ciclico che eleva l’anima, over and over again, in una scala che contempla il corpo fisico, quello astrale, quello mentale e, infine, il corpo causale.

"Le forme e la realtà fanno parte di un unico tutto, ma esistono in dimensioni diverse. Il reale non è influenzato dal materiale del mio pensiero e non lo può assorbire. La Realtà sta su un altro livello. Tuttavia il materiale dei miei pensieri assorbe il reale e costruisce illusioni basate su forme. La forma agisce come un velo che nasconde la realtà. Quando non percepisco la realtà di me stesso, non posso far altro che credere a questa illusione e chiamarla ‘io’. Ciò nonostante, l’illusione è solo un miraggio che si dissolve nel momento in cui si stabilisce il silenzio. Devo vedere lo spazio tra i pensieri, un vuoto che è realtà, e ho bisogno di rimanere il più a lungo possibile in questo spazio. Allora appare un altro tipo di pensiero, lucido e intelligente, un pensiero di un altro livello, di un’altra dimensione." Jeanne de Salzmann

La voce del padrone, titolo dell’album musicale in cui è inserita anche Centro di gravità permanente, è quella della coscienza che dona consapevolezza, come auspicava quella rivoluzione culturale tentata per le strade di Pechino nei giorni di maggio del 1919, che indicava nell’approfondimento educativo la via della rinascita di una coscienza sociale. Una rivoluzione che non riuscì a radicarsi neppure in Europa, tra le tensioni laceranti della crisi postbellica durante il biennio rosso 1919-1920.

Del resto non sopportare cori russi, la musica finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese equivale a concepire l’occorrenza di un linguaggio universale, un minimo comune decodificatore necessario alla costituzione di un nuovo stato, alla costruzione di un dialogo e alla riflessione.

Franco Battiato

Centro di gravità permanente

Una vecchia bretone
con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù.
Capitani coraggiosi,
furbi contrabbandieri macedoni.
Gesuiti euclidei
vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori
della dinastia dei Ming.

Cerco un centro di gravità permanente
che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
avrei bisogno di...
Over and over again

Per le strade di Pechino

erano giorni di maggio tra noi si scherzava a raccogliere ortiche.
Non sopporto i cori russi
la musica finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese.
Neanche la nera africana.

Cerco un centro di gravità permanente
che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
avrei bisogno di...
Over and over again

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