Perché possedere una raccolta (postuma fra l'altro in questo caso) di un artista di cui si possiede l'intera discografia? Beh, la risposta non può che essere irrazionale: dipende solo dall'essere un fan (sfegatato) di quel determinato artista, favorendo in questo modo le biechissime operazioni commerciali messe in atto dalle varie case discografiche. In questo specifico caso, sono stato indecisissimo fino all'ultimo se acquistare o no il cd in oggetto, uscito nel 2022 (eh sì, acquisto ancora i cd: sono proprio vecchio dentro e fuori), ad una cifra fra l'altro tutt'altro che modica. Alla fine ho capitolato e ceduto, com'era naturale che fosse, dato che sono un fan (sfegatato) di Franco Battiato. Però già da un pò di anni a questa parte, per cercare di giustificare (almeno in parte) queste mie debolezze e per cercare di dar loro un senso, ho escogitato una strategia: quando acquisto una raccolta o un live di un artista che mi piace (anche non postumi) non guardo mai le tracce prima, così non so mai cosa aspettarmi quando "metto sul piatto" il cd, andando dunque "a scatola chiusa". E così è stato anche in questo caso.

Bene, dopo questi convenevoli posso far partire finalmente il CD e, trattandosi di Franco Battiato, mi ritrovo subito catapultato un piacevolissimo viaggio spazio-temporale e "vedo" scorrermi davanti, fra le altre cose: una spiaggia solitaria estiva da dove arriva l'eco di un cinema all'aperto; alberghi pieni a Tunisi per le vacanze estive e studenti di Damasco vestiti tutti uguali, con la speranza che ritorni presto l'era del cinghiale bianco; gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming; l'ira funesta dei profughi afghani che dal confine si spostarono nell'Iran, i pellerossa americani e le gesta erotiche di squaw "Pelle di luna"; lo spazio fra le nuvole dove volano gli uccelli, con i loro giochi di aperture alari ed i loro codici di geometria esistenziale; zingare del deserto che danzano con candelabri in testa e balinesi altrettanto danzanti nei giorni di festa; i campi del Tennessee (e non i campi del tennis, come disse una intervistatrice a Franco qualche anno fa); villaggi di frontiera dove guardano ancora passare i treni per Tozeur; la Prospettiva Nevski, con Igor Stravinskij e con un maestro che ti insegna com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire; Alexander Platz a Berlino Est, fuori dal teatro con la neve.

E ancora: l'animale che mi porto dentro, che mi rende schiavo delle mie passioni, non mi fa vivere felice mai e si prende tutto, anche il caffè; le iene degli stadi e quelle dei giornali, mentre nel fango affonda lo stivale dei maiali; civiltà sepolte, continenti alla deriva, viaggiatori anomali in territori mistici, seguendo per istinto le scie delle comete come avanguardie di un altro sistema solare; i desideri mitici di prostitute libiche, il senso del possesso che fu pre-alessandrino, lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco e la lotta pornografica dei greci e dei latini; neo-primitivi rozzi cibernetici signori degli anelli, orgoglio dei manicomi; la linea orizzontale che ci spinge verso la materia e quella verticale che ci spinge verso lo spirito; l'informazione, il coito, la locomozione, diametrali delimitazioni e 720 case; un rumore di swing proveniente dal Neolitico, dall'Olocene ed un suono di un violino circondato dall'alba e dal mattino; i migranti di Ganden in corpi di luce su pianeti invisibili.

Il viaggio sonoro è altrettanto piacevole e affascinante, fra pop, rock, ballate, elettronica, new wave, ecc. ecc. ecc.

In conclusione, non tutti gli album del nostro sono rappresentati in questa raccolta: mancano infatti completamente brani tratti dai primi album "sperimentali", da "Fetus" a "L'Egitto prima delle sabbie", così come mancano brani tratti dagli album "Caffè de la Paix", "L'ombrello e la macchina da cucire", "Ferro battuto", "Dieci stratagemmi", "Il vuoto", "Apriti sesamo" e "Joe Patti's Experimental Group". Ma ciò che è presente basta e avanza per meritare le mie cinque stelle. Il giudizio si riferisce naturalmente al valore dei brani contenuti nella raccolta e non alla bieca operazione commerciale posta in essere dalla casa discografica, alla quale invece assegnerei zero stelle, le stesse che assegnerei al sottoscritto per averla resa possibile ed essersi reso dunque complice di tale misfatto. Fra l'altro, in questo caso, non c'è stato neanche bisogno di un pur misero inedito (cosa usualissima in questi casi) per accalappiarmi.

P.S. cito un altro autore a me carissimo: "noi siamo stupidi forse e forse tu lo sai, per questo ci vuoi bene e non ci lasci mai": In questo caso il riferimento è alla televisione, ma possiamo applicare benissimo l'inciso alle case discografiche e togliere il "forse" (forse). P.S. 2 "Mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura"

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