Quando buona musica e grandi incassi vanno d'accordo...

Nel 1981 la Emi pubblica la nuova fatica di Franco Battiato "La voce del padrone". Dopo i primi tre album ("Fetus", "Pollution", "Sulle corde di Aries") con cui l'artista di Jonia aveva abituato il pubblico alla musica della avanguardia elettronica e alle grandi sperimentazioni sullo di Stockhausen e Schulze, "L'era del cinghiale bianco" segna la virata pop dell'autore verso sonorità più immediate e familiari. Ne "La voce del padrone" la nuova verve pop di Battiato tocca il vertice espressivo sfornando cinque perle come:

  1. Summer on a Solitary Beach
  2. Bandiera bianca
  3. Gli uccelli
  4. Cuccurucucù
  5. Segnali di vita
  6. Centro di gravità permanente
  7. Sentimiento nuevo

L'album si mantiene organico fino all'ultimo senza eccessi e sbavature. Melodie sempre orecchiabili, ritornelli catchy come in "Cuccurucucù", sezione ritmica martellante, quasi dance, sono gli echi della "voce del padrone", la Emi, finemente elaborati da Battiato nelle vesti di umile mestierante della canzone. L'obiettivo è centrato in pieno: il disco vende più di un milione di copie mantanendo a lungo il primo posto in classifica e diventando l'icona del pop italiano anni ottanta. "Centro di gravità permanente" è il tormentone di quegli anni e viene anche ripreso dalla dance commerciale dei primi anni del duemila.

Ma nell'impalcatura semplice e accessibile dell'album è ancora intatta la tipica raffinatezza di Battiato, la ricchezza e originalità degli arrangiamenti (splendidi gli archi de "Gli uccelli"), così come le ricercate acrobazie vocali. E i testi condensano cultura, divertissement  e una tagliente critica della società ("Siamo figli delle stelle/ pronipoti di sua maestà il denaro"), senza risparmiare il mondo della musica con una divertita autoironia dell'autore e di un certo suo innegabile snobismo, così affascinante, ("A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata/ A Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie", "e sommersi soprattutto da immondizie musicali", "Non sopporto i cori russi la musica finto-rock la new wave italiana il free jazz punk inglese/ neanche la nera africana") in un mosaico di citazioni e storpiature. Forse mai nessuno era riuscito prima di Battiato ad avvicinare il grande pubblico a liriche così naif.

In conclusione "La voce del padrone" si presenta come un album di canzoni pop, senza troppe pretese, ironiche e leggere, in cui però si nasconde la raffinatezza e il condensato delle ricerche musicali di Franco Battiato riuscendo ad accontantare palati  fini e ascoltatori distratti.

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