7 anni a sperimentare, a trovare nuovi sbocchi sonori per una musica assolutamente fuori dagli schemi, il conseguente sgretolamento della forma canzone con rapide visioni colte, complesse e prevalentemente elettroniche, poi la svolta definitiva.
Il grande artista siciliano, vinse con "L'Egitto prima delle sabbie" il premio intitolato a karl Heinz Stockhausen, uno dei suoi principali ispiratori, e decise che il modo migliore per approdare alla completa maturità compositiva fu quello di inaugurare uno stile raffinato, essenziale e lirico che se da una parte continuava ad avere sfumati richiami alla sua stagione d'avanguardia, dall'altro coinvolgeva per la continua ricerca di un gusto Pop non affine e universale. Un processo che ha ne "L'Era del Cinghiale Bianco" la perfetta istantanea della carriera di Battiato, che aiutato dal violinista e collaboratore Giusto Pio, cesella 7 movimenti dall'intensità sorprendente per un mistico viaggio nella conoscenza assoluta del Cinghiale Bianco.
La title-track disegna scenari esotici che evocassero alberghi tunisini, sigarette turche, profumi nell'aria della sera e studenti di Damasco, con il vortice classicheggiante dei violini, ombre di tastiere, una chitarra incisiva e il canto quasi modesto di Franco. "Magic Shop" denuncia il consumismo più assurdo con toni cinici e perfidamente sereni mentre "la Falce non fa più pensare al grano, i Budda vanno sopra i comodini, carine le Piramidi d'Egitto, Supermercati coi reparti sacri che vendono gli incensi di Dior, rubriche aperte sui peli del Papa...". "Strade dell'Est" è un poderoso Rock sostenuto dalla magnifica chitarra di Alberto Radius e dalle percussioni incontenibili di Tullio De Piscopo, mentre Battiato effonde ancora immagini d'Oriente.
Dopo l'interessante strumentale "Luna Indiana", ci attende uno dei gioielli assoluti dell'artista: "Il Re del Mondo" incanta con il suo incedere magico, notturno ed evocativo come una fiaba, il giro di basso iniziale si stampa subito nella memoria e le lunghe attese strumentali mostrano una profonda estasi spirituale, prima che "più diventa tutto inutile, e più credi che sia vero, e il giorno della fine non ti servirà l'Inglese". "Pasqua Etiope" è una dolcissima sinfonia per complesso da camera, con Battiato a declamare una preghiera in latino e greco nel suo consueto registro meditativo. E per finire, il commovente ricordo di gioventù che affiora in "Stranizza d'Amuri", rigorosamente cantata in dialetto siciliano a fianco di uno xilofono che rompe la tensione iniziale, deliziosi cori e violini dalla trasognata compostezza.
Il capolavoro di un artista d'avanguardia che solo due anni dopo, avrebbe entusiasmato critica e pubblico con il mitico "La Voce del Padrone".
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