Fu amore a prima vista tra me e Franco Fanigliulo quando la sua presenza sconvolse le carte del Festival di San Remo del 1979 con quella canzone poetica, surreale, quasi una fiaba candida e amara allo stesso tempo (con tanto di errore grammaticale nel titolo a sottolinearne la natura infantile del brano), dal titolo "A me mi piace vivere alla grande".

Fu anche una svolta abbastanza importante per il festival che presentava l'esordio di un cantautore atipico, stralunato e dissacrante che molto deve a Rino Gaetano, che cantava, con quella canzone, un misto di frenata irriverenza e poetica adolescienziale, fuse tra loro e legate da frasi e versi che sono entrati nel nostro immaginario collettivo. I versi "foglie di cocaina, voglio sentirmi male, uguale a un gatto rosa per essere sporcato e raccontare a tutti che sono innamorato" furono brutalmente censurati dal comitato RAI e le "foglie di cocaina" diventarono "bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale" stravolgendo di fatto il senso. Il verso storico fu poi quel "adesso che Gesù ha un clan di menestrelli che parte dai blue jeans e arriva a Zeffirelli" che sfotteva l'abuso della divinità per reclamizzare i jeans "Jesus" (la storica campagna "Chi mi ama mi segua") o lanciare il film del nostro polemico regista. Insomma, il brano irruppe nel mio immaginario e ne cambiò i canoni facendomi intravvedere cose e potenzialita del - mezzo/canzone - che all'epoca (15 enne) non avevo colto. La scoperta vera poi furono il resto delle canzoni dell-album dove Fanigliulo, fece intravvedere un mondo piu ampio ed espresse una poetica, una amarezza espressiva, con quel suo modo di cantare straffottente e sarcastico, di pari dignità se non superiore ai suoi colleghi più famosi (lo legava un amicizia solida con l'esordiente Zucchero e il primo Vasco Rossi).

Da ascoltare la straziante "Marco e Giuditta" che mi fa scendere le lacrime ogni volta che l'ascolto o "L'artista" con la sua dichiarazione d'intenti sul perché di una scelta di vita. Un disco sentito e sofferto, pur nei suoi calembour linguistici e la sua vena trasognata e visionaria, che purtroppo nel 1989, a causa di un'emoragia cerebrale, a soli 45 anni, ci ha commiatato da un artista poliedrico e di spessore che ci avrebbe sicuramente regalato incredibili canzoni se il fato (o la sfiga, che poi spesso coincidono) non avesse infierito pesantemente su di lui. Una grande perdita artistica e umana.

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