Guccini, De Andrè, De Gregori, Fossati, Ron, Bobby Solo... quando nei bar dello sport, di lunedì mattina, tra una brioche e un cappuccino, si parla dei grandi cantautori italiani, ci si ricorda e sempre si dibatte su questi artisti da me citati, ma spesso si tende a dimenticare le piccole realtà, quelle che, zitte zitte, si sono ritagliate un loro personalissimo spazio nella storia della musica italiana.
Tra questi ritroviamo un talento genuino, poliedrico e ingiustamente rilegato alla serie B della musica cantautoriale: sto parlando di Franco Simone, terribile enfant-terrible, che sembrava destinato a grandi cose fin dai suoi debordanti esordi, fatti di partecipazioni varie a ricevimenti di comunioni, battesimi, matrimoni e feste di addio al celibato. Il successo fu confermato con l'incredibile vittoria al festival di Castrocaro nel '72 e la conseguente partecipazione a Sanremo, festival che paesi come lo SRi Lanka e Trinidad&Tobago ci invidiano, essendo una delle poche "vere" competizioni al mondo capaci di lanciare grandi autori sulla scena mondiale.
Purtroppo però il sogno si infranse all'alba degli anni '80 quando il nostro Franco, non seppe rivaleggiare i nuovi stili musicali come la NWOBHM, la new-wave, il soft-core ecc... non certo per incapacità o mancanza di ispirazione, ma piuttosto a causa della sua casa discografica "InvestimentiSicuri Records,inc."(quotata in borsa) che fallì a causa del famoso crollo della borsa del '82, lasciando appiedato il nostro eroe, senza uno straccio di soldo per poter produrre dischi all'altezza della concorrenza.
L'oblio e il declino di questo artista è durato fino al 2005, quando, dimostrando grande intuito, colse al volo una grande opportunità, ovvero quella della partecipazione al talent show "Music Farm" su raidue, che di fatto rilanciò al grande pubblico mainstream il suo nome. Tra l'altro gli fù soffiata la vittoria a causa di un clamoroso errore dei giudici, che per un refuso, votarono la sua eliminazione, anzichè quella dell'omonimo Simone, mediocre artista riempitivo.
Ad ogni modo, dal programma, il buon Franco trasse enorme beneficio, tant'è vero che la RCA italiana decise di metterlo sotto contratto, pubblicando come prima cosa questo straordinario cofanetto in edizione illimitata che ripercorre la sua trentennale carriera, dove davvero l'utente medio-lanum può recuperare tanta bella musica dimenticata del nostro.
Canzoni intimistiche e pessimistiche come "Con Gli Occhi Chiusi E Pugni Stretti" oppure selvaggie jam di violino come "Respiro" infarcite di suoni tribali, sono delle assolute eccellenze della nostra musica, così come "La Ferrovia" e "Sogno Della Galleria" sono grandi esempi di musica d'autore. Ma c'è davvero tanta, ma tanta carne alla griglia in questo disco: chi di voi non ricorda l'esplosiva "MI Esplodeva Nella Mente" oppure l'allucinato sogno psichedelico di "Questa Cosa Strana" improbabile resoconto di un menage a tre, uomo-donna-babbuino; canzone coverizzata da tutti, che poi vorrebe dire da nessuno. "La Chiave" con quel basso pulsante e backing vocals ben orchestrate fu la colonna sonora dei momenti più concitati dell'omonimo film di Tinto Brass; "Il Cielo In Una Stanza" invece, deve averla ascoltata bene Kurt Kobain: ascoltate l'intro, praticamente un fotocopia del riff di "Smells Like Teen Spirits" (da segnalare inoltre che questa canzone fu scritta a tre mani con Mogol). Il disco poi è un continuo susseguirsi di gemme preziose, ma probabilemente è con il finale che si rimane piacevolmente estasiati: "Ancora Lei" è forse il suo pezzo forte, la classica carta nella manica, qui ripresa (la canzone) dal celebre live "Live At Piano Bar, Verona-1978", cantato in coinvolgente playback.
Beh, Franco Simone ragazzi, basterebbe solo il nome o meglio dovrebbe bastare: artista ingiustamente sottovalutato, non per ultimo da una snobb critica simil-scaruffiana che si è sempre rifiutata di riconoscere i meriti di quest'artista con la r minuscola.
Da rispolverare.
Carico i commenti... con calma