"La vita è meravigliosa" l'abbiamo visto o intravisto tutti. E' il classico film di Natale, come "Canto di Natale" o molti orridi polpettoni familiar-rassicuranti. A me è capitato di vederlo a settembre, invece, e non ha niente di rassicurante. Davvero.

Nonostante la fama di "cantore dei buoni sentimenti" di Frank Capra, qui riesce a estrarre un ritratto decisamente cupo, e per molti versi realista, della vita umana. La vita in questione è quella di George Bailey (un indimenticabile James Stewart) un ragazzino dal cuore d'oro, che fin da bambino si sacrifica per aiutare gli altri. Cresciuto, George diventa un ragazzo pieno di vita e entusiasmo, con mille sogni da realizzare ben custoditi nella sua grossa valigia, quella con cui sogna di girare per il mondo e costruire ponti, grattecieli e strade come non se ne sono mai viste. George non fa i conti con il destino però: la malattia del padre prima, la gestione della ditta di famiglia, la guerra e il matrimonio con la dolce e comprensiva Mary (Donna Reed) di fatto non gli permetteranno mai di spiccare il volo. Anzi, ogni volta che George tenta di andarsene da Bedford Falls qualcosa o qualcuno glielo impedisce: e il piu' delle volte è la sua dedizione al prossimo, all'idea che qualcuno abbia bisogno di lui. Sebbene George si slanci con convinzione nella costruzione di case per i piu' poveri, idealista a tal punto da rifiutare, in nome della sua etica le cospicue offerte economiche del subdolo Mr. Potter (Lionel Barrymore), inizia a sentirsi sempre piu' svuotato: il fratello minore diventa un eroe di guerra, uno dei piu' cari amici fa un mucchio di quattrini con un'impresa che George aveva rifiutato, la sua casa cade in pezzi e quella voglia di partire si fa sempre piu' un nodo alla gola.

Il giorno di Natale la goccia che fa tracimare il vaso: lo zio Bill, fido collaboratore di George Bailey e del padre, perde i soldi della compagnia che avrebbe dovuto versare in banca. I soldi vengono ritrovati dal perfido Mr. Potter che però si guarda bene dal renderli. George non sa come recuperare tutto il denaro, e persa ormai la fiducia, pensa ad uccidersi per far intascare alla compagnia i soldi della sua assicurazione sulla vita. E qui entra in scena Clearence, un goffo angelo apprendista, che deve far ritornare a George la voglia di vivere e lottare. Clearence porta il protagonista in un "mondo alla rovescia" dove George non è mai nato: non ci sono tracce delle case che ha fatto costruire, della sua famiglia... molti dei suoi amici piu' cari sono soli, o in difficoltà. Di fronte alla tomba del fratello, quello che si era salvato solo grazie a lui, e che nel mondo alla rovescia invece è morto perchè nessuno era lì a salvarlo, George scoppia a piangere e chiede di vivere di nuovo, di abbracciare ancora le persone che ama. E quando torna... scopre che tutti i suoi amici sono venuti in suo aiuto: ognuno come ha potuto, ha donato qualcosa per risanare il debito, così la società è salva. George è salvo. E poi Clearence gli fa il dono piu' grande: una risposta a tutto questo. Un tentativo laico, puro e molto bello di spiegare che cos'è la vita di un uomo. La vita di un uomo sono i legami che si costruisce. La vita di un uomo è che non si è soli, ma da ogni gesto dipendono i gesti di moltissime altre persone. Ed è in questa misteriosa interconnessione tra tante, tantissime vite umane che George vive, ed è per questo che lui è l'uomo piu' ricco della città, perchè è amato. Anche, e soprattutto, quando non se ne rendeva conto.

Il finale "felice" prende il sopravvento solo dopo mille dubbi e amarezza, che di fatto mai vengono sciolti: perchè se è vero che l'amore è una immensa consolazione, Frank Capra non ci dà, ma perchè non c'è, una risposta sul perchè un uomo rinuncia ai propri sogni. Sul perchè le circostanze, o le aspirazioni degli altri, finiscono per ostacolare i progetti, le ambizioni. E non ci spiega perchè è così facile farsi prendere da mille cose e dimenticarsi di noi, di quello che davvero ci fa vivere.

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