Quando la vita diventa come un punto in cui si intersecano troppe rette, e solo la geometria, che non è propria dell'umana natura, ci dice che non salterà tutto in aria.
Grady è (era) un Wonderboy, un bambino prodigio, uno di quelli che scrivono il grande romanzo americano (tipo lo Sean Connery di "Scoprendo Forrester", oppure lo scrittore de "L'uomo dei sogni", o più prosaicamente Salinger) e poi restano impelagati in una storia che è monstrum solo per la mole (2000 pagine e passa); ha una moglie, che lo ha lasciato, un'amante, incinta, un'inquilina, che da brava lolita quale è lo insidia, un editor sul lastrico e per questo invadente, sebbene non sembri fregargliene molto perso com'è fra festini estemporanei e trans e poi...
Poi Neil Young, con la sua Old Man viene a dirci che un ragazzo, James Leer, è molto come Grady era, uno scrittore di talento, un genio odiato e bistrattato dai compagni oltrechè un fanatico dei suicidi, ne ricorda a memoria i più famosi in ordine alfabetico.
Troppo, troppa carne al fuoco, per Grady è tempo di cambiare, oppure di esplodere, continuare a fumare erba fino a schiantarsi contro un muro, preso da uno di quelli che lui chiama episodi; e allora via, verso un doppio road-movie incrociato per metà film con un "tutto-in-una-notte", dove i tasselli di una vita scassata ritroveranno magicamente, ma neanche troppo, il loro posto.
Di che genere è il film? Boh: Hanson, non incentra tutto sullo scontro generazionale ed il romanzo di formazione, a volte la pellicola assume quasi tinte noir per poi virare sulla "black-comedy", in sintesi rientra nel genere "gran bel film", con cui passare due ore di intrattenimento raffinato, pensato, ben sceneggiato e recitato (Douglas alla prova della carriera, McDormand di razza, complimenti al casting per aver scelto la signora Cruise, Maguire e Downey jr. in ruoli che gli calzano a pennello), con una colonna sonora nella quale i più sguazzeranno, tra Young, Cohen e Dylan.
Ah, tra l'altro il tipo di Duluth ha scritto apposta una canzone per questo film, "Things have changed", e non è affatto male...
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