Il 1986 fu un anno speciale per il mondo dei fumetti mainstream.

L'anno precedente mamma DC si era resa conto che degli eroi con cinquant'anni di storie alle spalle, gestite da autori diversi che spesso e volentieri stravolgevano i personaggi a pene canino, potevano risultare indigesti, se non patetici, a un lettore neofita o anche solo al ragazzino cresciuto con dei comics spensierati e che in quel momento sentiva il bisogno di qualcosa di adulto. Fumetti che crescevano seguendo il lettore.

Crisis on Infinite Earths fu la storyline che sancì il rinnovamento radicale della DC Comics: il vecchio Multiverso venne divorato dal malvagio Anti-Monitor e nacque dunque un nuovo universo in cui perfino personaggi storici come Batman, Superman e Wonder Woman avrebbero potuto avere origini e caratterizzazioni differenti e più accattivanti per il pubblico anni '80.

Le origini di Superman e Wonder Woman vennero riscritte e le storie narrate in un registro meno ingenuo. Batman invece andava bene così com'era. L'intelligentissimo milionario che aveva visto i genitori morire davanti ai suoi occhi a soli dodici anni era un character convincente e coinvolgente, le sue storie (dimenticando la parentesi kitch degli anni '60) si ispiravano ai thriller e ai noir. Perfettamente adatte a un uomo che gira di notte con un costume da pipistrello per proteggere una città che non lo merita.

Ma se la sua caratterizzazione era già ottima, nulla vietava di espanderla e di donarvi maggiore complessità. Frank Miller fu l'uomo giusto al momento giusto: il giovanotto aveva già innalzato Daredevil, fino ad allora un supereroe di serie C, sul podio dei personaggi più amati della Marvel dopo Spider-man e Wolverine, con la sua run dal 1981 al 1983, per poi ritornare nel 1985 e raggiungere il massimo picco qualitativo in Daredevil: Born Again. Indovinate in che anno usciva questo capolavoro? Nel 1986. Destino, verrebbe da dire.

Da quando aveva iniziato a scrivere, le storie del diavolo rosso di Hell's Kitchen erano immerse in un'atmosfera oscura, cupa e riflessiva. A farla da padrone erano le numerosissime didascalie d'introspezione psicologica e scene d'azione visivamente molto intense.

Esattamente con quello stile venne prodotto The Dark Knight Returns.

Siamo al culmine della guerra fredda tra USA e URSS. Batman si è ritirato da molto tempo in seguito alla morte del secondo Robin Jason Todd, ormai ha cinquant'anni suonati e vive tormentato dai ricordi e dai sensi di colpa. Gotham City è dominata da una gang di anarchici ribelli noti come Mutanti e il crimine si va sempre più intensificando.

Ma l'animo di Bruce Wayne non può rimanere sopito per sempre. Inevitabilmente, egli riprende il costume da pipistrello per confrontarsi con una nuova realtà, dove i media lo considerano poco più di un violento vigilante pseudofascista, la polizia ha istituito una crociata contro di lui e i politici sembrano giocare la Terza Guerra Mondiale a Risiko.

E' dura già dai primi tempi: Bruce deve fermare i piani di Due Facce, credendosi responsabile della degenerazione dell'ex-amico; dare una lezione al capo dei mutanti, avvalendosi di tutta l'esperienza possibile; rincontrare dopo dieci anni il suo storico nemico Joker, più folle che mai, il tutto resistendo alla tentazione di uccidere i propri avversari, scelta che nel mondo in cui vive appare terribilmente sensata.

Nel drammatico finale, Batman si scontrerà con l'alleato di una volta, Superman, ridottosi ad agente governativo senza capacità critica, simboleggiando la ribellione individuale del disgraziato, derelitto, emarginato e lacerato dai conflitti interiori contro la legge del più forte.

E' una storia oscura. Ed è oscuro il mondo distopico immaginato da Miller, dove la prepotenza ha corrotto lo spirito umano e causato una devastante crisi di fede nel futuro. Ma è anche una storia carica di emotività e forza interiore, di autocoscienza e capacità di liberarsi dai propri demoni. Narrata con un tratteggio spigoloso e irrequieto, entrò di diritto nell'olimpo del fumetto DC poco dopo la pubblicazione.

Non stupisce dunque, il suo enorme successo. A pochi mesi di distanza, vede la luce un'altra opera imprescindibile. Watchmen, ovviamente, a opera del genio Alan Moore e del disegnatore Gibbons.

La rivoluzione del mondo dei fumetti che seguì può essere paragonata soltanto a quella d'inizio dell'era di Stan Lee. Era iniziata la Dark Age of Comics.

Nel 1987, Miller torna a parlare del pipistrello con un'altra storia divenuta celeberrima, Batman Year One.

Ma come ho già detto, amici, questa è un'altra storia. 

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