Avreste dovuto esserci, per assistere alla scena.

Comunque va che, durante una pausa nelle sessioni di prova, Frank ne approfitta per sgranchirsi le gambe lungo i corridoi della Capitol. Andando avanti ed indietro senza una meta precisa e fischiettando due note frammiste a parole incomprensibili – qualcosa del tipo «I got you (firulì firulà) under my thumb (firulì firulà) – si imbatte nel suo amico Billy.

Esauriti i convenevoli, ad una certa Billy gli fa «Senti, Frankie bello, non ti sei stufato di tutta questa melassa appiccicosa che ti riversano addosso? Ascolta un amico, dovresti iniziare a frequentare una piscina e farti un po' di vasche ogni giorno, perché i tempi stanno cambiando e se non impari a nuotare per benino vai a fondo».

«A parte il fatto che non mi devi chiamare Frankie bello» gli ribatte Frank «ché già mi stanno tampinando per le mie frequentazioni – macché, non li vedi i film di Scorsese? – a parte questo, cos'è questa boiata di andare a farsi le vasche in piscina per cambiare i tempi?».

Prende e se ne va, ricominciando a fischiettare quello che stava fischiettando prima di imbattersi nel buon Billy, e pure pensando che di sicuro Billy si è appena scolato una bottiglia di quello buono.

Incontro che ha luogo nel gelido inverno del 1955.

Qualche giorno dopo Elvis se ne esce allo scoperto con i suoi sommovimenti pelvici e svela al mondo il suo lato oscuro, il sesso, la droga e pure il rock'n'roll; Frank, in quello stesso momento, è alle prese con serenate per innamorati senza midollo ed ha deciso che «... under my thumb ...» non significa una cippa per cui muta il tutto in «I got you (firulì firulà) under my skin (firulì firulà)».

Purtroppo Frank è reduce da quell'afflosciamento di balle inumano che è «In The Wee Small Hours» e mettere un po' di ritmo in «Songs For Swingin' Lovers» non è che migliori di molto la situazione. Macché swingin' lovers e swingin' lovers d'Egitto, quando in circolazione ci sta un brutto ceffo come Jerry Lee che si sposa la cugina minorenne e se ne va in giro a dare scandalo e Marlon spopola sugli schermi nel ruolo del selvaggio.

I tempi sono cambiati per davvero: booooom!

«Che diceva Billy, qualche mese fa?» rimugina Frank ed intanto fa il numero e lo chiama.

«Frankie bello» gli fa Billy all'altro capo della cornetta «come butta la vita?».

«La vedo grama ... Con tutti questi teppisti e ciuffi impomatati in circolazione, non mi si fila più nessuno».

«Sei scoppiato, Frankie bello, sei scoppiato come un coppertone. Ma se ti fidi di me, so come rimetterti in pista. Vediamoci domani a casa mia e porta una bottiglia di quello buono, per snebbiarti le idee».

Frankie bello è scoppiato per davvero, tanto che neppure fiata quando Billy lo apostrofa in tal guisa; per cui l'indomani va da Billy e si porta dietro una bottiglia di quello buono; suona il campanello; Billy gli apre e subito si richiude la porta alle spalle, con fare furtivo. Cosa combinino quei due, protetti da quelle quattro mura, nessuno lo sa di preciso. Per certo, si sa solo che quell'incontro non dura a lungo, giusto il tempo di scolarsi una bottiglia di quello buono.

E se vi chiedete come conosca tutti questi particolari, vi confesso senza remore né pudore che ho inventato tutto di sana pianta, tranne che spilorci della risma di Bob e Mick a Frank e Billy gli dovrebbero pagare royalties fino all'ultimo dei loro giorni ed oltre …

… in verità, si sa per certo quello che viene dopo.

Prima un timido approccio in sala d'incisione, «Come Fly With Me», e però già sa di nuovo.

Poi il botto: «Come Dance With Me».

Macché wee small hours e swingin' lovers d'Egitto; macché sospiri, teneri baci e languide carezze. Sono i gggiovani che comprano dischi; i gggiovani ascoltano e ballano il rock'n'roll; ergo, Frank e Billy, insieme, realizzano uno dei più bei dischi di sempre per ballare il rock'n'roll.

Hanno gli stessi meriti, Frank e Billy; perché Frank è sempre Frank ed ha un senso per la musica ed il ritmo che nessuno prima di lui e nessuno dopo e come faccia la sua voce a posarsi in quel modo è un mistero insondabile; ma la big band e gli arrangiamenti che Billy appronta per l'occasione sono deflagranti e fanno fuoco e fiamme.

«Come Dance With Me» non sono più sospiri, né teneri baci né languide carezze, ma solo gambette che si agitano e sederini che si dimenano a ritmi ipercinetici; e se le coppie – a quei tempi, i balli erano di coppia, grazie al Cielo – e se le coppie si conoscono appena e non si amano e non si vedranno più dopo quel bagno di sudore, tanto meglio. Una botta e via, come la pensa Billy e come ora la pensa pure Frank.

Canzoni tutte uguali, canzoni tutte bellissime, a partire dall'iniziale «Come Dance With Me» fino alla conclusiva «The Last Dance», che in verità è un lento pomicione – è pur sempre Frank a menare le danze, anche se Billy lo sprona – ma è perfetta per chiudere in bellezza la serata. O meglio, le canzoni sono tutte uguali e sono tutte bellissime, meno una, che è qualcosa in più: quella loro versione di «Cheek To Cheek» che purtroppo è tardi per metterla in un film ballerino con Fred e Ginger all'apice della loro gloria.

E comunque toglietevi dalla testa che questo sia un disco “costruito” nel senso deleterio del termine. È vero che Frank si fa convincere da Billy e lo incide solo e soltanto per intercettare i sentimenti dell'epoca, ma quei sentimenti sono anche i suoi, ha soltanto bisogno che qualcuno lo aiuti ad esprimerli. Qualcuno ha mai dato del “costruito” a Sam per la meravigliosa convivenza tra «Live At The Copa» e «Live At The Harlem Square»? Fatevi la domanda e datevi la risposta.

In ogni caso, lo faccio io per voi: due domande e due risposte su «Come Dance With Me».

È uno dei migliori connubi tra jazz, swing e rock'n'roll? Senza dubbio!

È un disco proto-punk? Senza dubbio, ancora una volta, perché tra la «Come Dance With Me» del 1959 e le «Let's Dance» e «Do You Wanna Dance» del 1977 non esiste differenza!

Booooom!

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