Istruzioni originali per l'uso di "Freak out!" : Innanzitutto comperate il disco,è indispensabile.In secondo luogo non lasciatelo sul retro della macchina, esposto al sole. Terzo, prendete il secondo lato del secondo disco The return of son of Monster Magnet. Spegnete le luci e sedetevi davanti al diffusore, regolando il volume al massimo. Ora viene il bello. Il brano dura 12 minuti e 37 secondi. Se all'ottavo minuto provate un certo senso di malessere e mal di testa, bruciate senz'altro il disco, facendo attenzione a non respirare i vapori sprigionati dalla copertina. Non dimenticate di consumare le ceneri ottime per la terapia di calli, duroni, occhi di pernice Se invece il vostro organismo reagisce bene, siete in grado di affrontare le restanti facciate dell'album. "
E sempre nelle note esplicative del disco Frank Zappa viene presentato non solo come leader e direttore musicale del gruppo Mothers of Invention, ma anche come dotato di una personalità così repellente da consigliare di starne alla larga, invito valido almeno per quelle persone giovani e facilmente impressionabili, non in grado di reggerne il confronto. Come biglietto di presentazione non è male. Da quando ho acquistato "Freak out!" (a metà anni 70 ormai) ho sempre riletto queste frasi (fra cui la celebre dichiarazione attribuita ad Edgar Varese, musicista di riferimento per Frank, secondo cui "The present day composer refuses to die!") e mi sono semplicemente chiesto come venisse preso da critica e pubblico un disco come quello che sto recensendo, pubblicato nel luglio 1966 (a quei tempi i miei gusti musicali non potevano essere così evoluti). Certo per tutti i i benpensanti dell'epoca (i cosiddetti zerbinotti della provincia yankee tanto sbeffeggiati poi dallo zio Frank) quella musica giovanile definita genericamente rock, sviluppatasi dalla metà degli anni 50 aveva sempre sembianze enigmatiche ed inquietanti, già dall'apparire sulle scene di un ragazzotto yankee di nome Elvis Presley. Nel nuovo decennio 60 le cose si erano vieppiu' complicate fra gruppi inglesi prima beat (Beatles in primis) poi sempre più sfrontati da ergersi a pifferai della rivoluzione giovanile (solo nel 1965,tanto per dire, i Rolling Stones non si contenevano gridando l'insoddisfazione giovanile in "I can't get no satisfaction ", mentre gli Who rincaravano la dose con "My generation"). E anche negli USA c'era il vero e proprio menestrello, prima folk e poi sempre più rock di nome Bob Dylan, a chiamare a raccolta quei giovani poi definiti baby boomers. Insomma, l'aria musicale era già frizzante di suo ma l'esordio di Frank Zappa era qualcosa di complicato da inquadrare per chi continuava a ragionare secondo parametri vetusti. E quindi la domanda da farsi da parte dei benpensanti era :ma chi è questo Frank Zappa?
Certamente non un pischello qualsiasi, bensì un curioso onnivoro di ogni stile musicale dallo sperimentalismo di Edgar Varese al doo woop (passando per i vari linguaggi jazz e blues, senza disdegnare un po' di surf music), nonché sperimentatore musicale in persona in quel di Cucamonga, amena località californiana. E traccia di questa sua fervida attività resta agli annali in un'indimenticabile sua partecipazione alla trasmissione televisiva dello Steve Allen show in cui, nel lontano aprile 1963, conduceva un'overture orchestrale per una sinfonia per sole biciclette opportunamente suonate (il filmato è rintracciabile su YouTube alla voce "Frank Zappa at Steve Allen show") lasciando allibiti e divertiti sia pubblico presente, sia conduttore stesso.
Insomma, all' epoca dell'album "Freak out!" Zappa si era già costruito una piccola fama di autentico guastafeste, terremotatore di consolidate certezze musicali. E averlo messo a contratto, insieme alle Mothers of Invention, per l'allora casa discografica Verve fu una decisione più lungimirante che arrischiata da parte di un produttore come Tom Wilson (fine talent scout di nomi come Bob Dylan, Velvet Underground, Simon & Garfunkel). Questi forse pensava di aver scritturato un ennesimo gruppo di r&b, ma quanto registrato in "Freak out!" oltrepassa un po' tutti i generi musicali. Intanto è da considerarsi (forse visto il coevo "Face to face " dei Kinks ) il primo concept album nell'ambito rock e dintorni, in quanto rappresenta l'atteggiamento tipico di un freak (e qui il carattere autobiografico è molto avvertibile) verso i cliches imperanti nella società affluente moderna statunitense. In primo luogo, Zappa prende di mira certe bellurie romantiche musicali stravolgendole e portandole a paradossali conseguenze . A farne le spese è proprio il filone doo woop di cui ci sono tante tracce accomunate dalla somma coglioneria formato teen age love or romance (idea che Frank svilupperà ancora con l'album "Cruising with Ruben and the Jets" nel 1968 ), giusto a rimarcare anche l'assurdità di tanti tabù sessuali allora vigenti. Ma il buon Frank , da buon compositore enciclopedico e versatile, va oltre e prendendo spunto dalle radici r&b e rock si sbilancia senza peli sulla lingua verso le contraddizioni della società yankee che si autocompiaceva di essere Great Society (sull'onda delle riforme varate dall'allora presidente Lyndon By Johnson). Già il brano di apertura dell'lp enunciava "Hungry freaks, daddy " e prendeva le parti degli esclusi (dropouts) dall'american way of life del tutto fallimentare alla prova dei fatti (i cosiddetti "the left behind of the Great Society" ) . Altro brano di denuncia è poi "Who are the brain police?" (a detta di Zappa composto in una specie di stato paranormale di trance, quasi sotto dettatura) che nota come una sorta di controllo delle coscienze ci influenzi pur credendoci formalmente liberi. E ancor più urticante è la traccia" Trouble comin' everyday ", un simil rap su base rock che descrive crudamente la grande portata dei disordini razziali nel ghetto di Watts (nel 1966) con i prevedibili eccessi violenti e l'irritante risalto mediatico tanto da far gridare lo stesso Zappa che " per quanto non sia una persona di colore, tante volte preferirei poter dire che non sono bianco" (testuale "Hey you know something people I'm not black but there's a whole lots a times I wish I could say I'm not white ") . Un 'affermazione così perentoria (neanche Bob Dylan era stato così esplicito..) non aveva allora precedenti visto che "Say it loud, I' m black and I'm proud" verrà inciso da James Brown solo nel 1968. Ma non è tutto : per non farsi mancare niente negli ultimi due brani dell'album Zappa e i suoi sodali si producono in memorabili jam sessions di vero e proprio avant-garde rock dadaista inedito per l'epoca. Il primo è "Help I'm a rock" una specie di ode funebre (definita in nota pari a zero potenziale commerciale) al rock di Elvis Presley, mentre "The return of the son of Monster Magnet" si snoda per più di 12 minuti (lunghezza chilometrica già esperita dai Rolling Stones e da Bob Dylan) improvvisando su un personaggio fittizio, una groupie di nome Suzy Creamcheese e le sue disavventure boccaccesche. Questa composizione era veramente innovativa per quei tempi tanto che lo stesso Paul McCartney, dopo il primo ascolto rimasto favorevolmente impressionato, si convinse che il nuovo disco dei Beatles (e sarebbe stato "Sgt. Pepper's. .") avrebbe dovuto colpire in egual misura l'ascoltatore per lasciare un segno.
Insomma anche se oggigiorno un disco come "Freak out!" può essere catalogato come un documento storico da ascoltare tutto d'un fiato (e dall'anno di pubblicazione 1966 molto altro è successo), resta pur vero che in quel tempo l'opera suddetta non poteva lasciare indifferenti. E mi sento di aggiungere che Frank Zappa, autore poi di tanta musica ineguagliabile, è comunque riuscito ad ergersi e farsi notare sopra quella che è sempre stata la cacofonia quotidiana imperante. Impresa sempre rilevante allora come oggi. E scusate se è poco, ma è pur sempre qualcosa che gli ha fatto guadagnare un'allocazione degna fra i migliori musicisti del Ventesimo secolo.
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