Ma quanto era avanti il vecchio Frank? A metà degli anni '80 mentre i primi Duran con i loro "ragazzi selvaggi" si dividevano con gli Spandau Ballet il grosso mercato affermando di fatto il movimento Glam-rock neo-romantic, che ti combinava il baffuto chitarrista americano? Il nostro, quatto quatto, se ne esce con un disco "di rottura" in parte suonato e in parte "frullato" inserendo le parti suonate sue (quasi tutte) e dei suoi collaboratori (di fatto la sola "S.Etienne") in un "computerone" (saranno per forza stati così, allora!) chiamato Synclavier DMS e rielaborando il tutto con un lavoro di taglia e cuci a cesello da far invidia a Edward Mani di Forbice.

Un album dannatamente impazzito e stranamente affascinante dove i confini tra gli strumenti e le parti ottenute dal calcolateur si fanno via via più sottili fino a perdersi, confondersi e rincorrersi senza soluzione di continuità. Il vecchio Frank aveva già capito tutto e, come al solito, stava ributtando tutto all'aria gettando le basi di una nuova musica senza definizione di genere e senza limiti strutturali o formali.
Ritmi sghembi e sincopati si accavallano ad assoli funambolici simil-chitarristici spezzati da effetti loop, scretch ante literam e suoni mai uditi prima in un disco. Un disco satanicamente bello (quella specie di Jazz veniva davvero da lì? E se si, chi lo aveva importato se non colui che in qualche modo ci era stato?) che all'epoca non fu capito e considerato un "simpatico scherzo folle" del nostro. Non era jazz, non era rock, né niente di udito prima... che diavolo fosse non si capì mai e ancora oggi fior di critici musicali sono divisi sul significato ultimo di questi 8 brani per certi versi ancora inclassificabili che hanno decretato, col senno di poi, il disco in questione un "quasi-capolavoro" proprio per mancanza di elementi oggettivi di giudizio e punti di riferimento obiettivi.

Sarà ma non sapete quanto pagherei per essere stato in quello studio d'incisione americano a vedere come il nostro pensava, elaborava e assemblava le tracce di questo disco: dev'essere stata un'esperienza lisergica fuori da ogni portata. Disco consigliato alle orecchie fini e ai pazzi... senza confini di sorta.

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