Nel 1984 un gruppo di musicisti di Liverpool scelse un nome bizzarro per la propria formazione, pare ispirato dal cartellone di un concerto di Frank Sinatra, e "gettò" letteralmente sul mercato l'album doppio "Welcome To The Pleasuredome", che destabilizzò per qualche mese il mondo musicale.
Con questo disco i 'Frankie Goes To Hollywood' scalarono rapidamente le classifiche mondiali, polverizzando alcuni record, e si imposero come fenomeno nuovo nel panorama pop-rock degli anni 80 (anni assolutamente da rivalutare).
I critici si interrogarono molto a riguardo, non avendo mai concesso il loro favore a questo lavoro; essi si domandavano, infatti, il perchè di un tale successo nei riguardi di un'opera, secondo loro, ben confezionata ma che, in fondo, era solo della banale disco-funky.
Il loro stupore aumentava di fronte all'enorme volume di vendite all'interno di un mercato già abbondantemente inflazionato dal genere. Il perchè di quel trionfo, secondo me, è da ricercare nella perfetta miscela di quasi tutti i generi esistenti, allora, nel mondo musicale moderno. È quindi riduttivo collocarlo esclusivamente nella categoria disco-funky.
"Welcome To The Pleasuredome" va dal pop melodico accattivante (The Power Of Love), all'elettronica (Title Track ed altri brani), alla disco (Relax), alle cover più o meno riuscite (War, Born To Run e San José), al rock'n'roll (Krisco Kisses), all'afro (Two Tribes), al funky (Happy Hi e Black Night White Light) e con qualche spruzzatina di progr quà e là.
Inciso alla perfezione, per l'epoca, con una ricchezza di arrangiamenti che in quel tempo non aveva eguali, il disco si impose subito all'attenzione del pubblico proprio perchè trovò adepti fra i fans di tutti i generi. È comunque la freschezza e la voglia di liberarsi dai preconcetti classificatori che la fa da padrone nell'album.
Sembra quasi che i 'FGTH' si divertano a comporre o riarrangiare brani musicali a seconda del desiderio del momento e poco importa che nello stesso pezzo si salti dalla classica all'hard-rock nel giro di qualche nota: l'importante è che tutto segua una sua logica e non risulti sgradevole all'orecchio umano.
Il problema di questo disco fu un altro. I 'FGTH' preferirono confezionare un album doppio (una rarità per le opere-prime) e scaricare tutta la loro voglia di musica e spontaneità in questo piccolo capolavoro, non rendendosi conto di aver prodotto un lavoro copioso ed ambizioso che li portò in poco tempo ad esaurire tutta la loro vena creativa. Dopo "Welcome To The Pleasuredome", infatti, non produssero che un album fotocopia ("Liverpool") che ebbe un successo relativo e li portò all'auto-distruzione in pochi anni, fra litigi e malattie (al cantante Holly Johnsonn fu diagnosticato il virus HIV e si ritirò dalle scene).
Con "Welcome To The Pleasuredome", i 'FGTH' riuscirono nell'impresa di fondere tutti (o quasi) i generi sopportabili dal nostro udito e credo sia giunta l'ora di rivalutare l'intera opera, sperando in un revisionismo storico da parte della critica, che ha un po' dimenticato questo capolavoro.
Se non altro come esempio lampante di una sublime esagerazione che ha, come esatto contrario, una vita breve ma unica ed indimenticabile.
Carico i commenti... con calma