Mio padra aveva un modo di raccontarmi le cose, che riusciva a imprimere indelebilmente nella mia giovane e vergine memoria, probabilmente è così per ogni figlio, non so. Così era anche per i film. Ne aveva  4 o 5 a cui era più affezionato, legati probabilmente a qualche suo ricordo particolare.

Fra questi vi era Papillon, film del 1973 diretto da Franklin J. Schaffner.

Non vi dico la sorpresa e l'orgoglio, qualche hanno dopo durante una lezione di chimica all'università, quando il professore per descrivere lo spin degli elettroni attorno all'atomo li paragonò a Steve McQueen, che nella sua cella di isolamento nella Guyana francese poteva contare 5 passi 5, non mezzo in più o in meno, e gli altri studenti lo guardavano come fosse impazzito d'un tratto non sapendo cosa stesse dicendo.

Ne ho poi visti altri, film di Mc Queen, ma l'interpretazione qui offerta rimane secondo me insuperata. Spalleggiato da un Dustin Hoffman all'annesima potenza, qui nei panni del falsario Louis Dega, dispensa scene di rara intensità che si susseguono ritagliate su uno sfondo di tropicale violenza.

Nonostante le tematiche affrontate siano innumerevoli, nei 150 minuti di film quello che prevale è l'incontenibile, insopprimibile voglia di vivere del protagonista. Anche quando, ormai vecchio e consumato dagli anni di prigionia, gli viene offerta la possbilita di condurre una tranquilla vita confinata nell'oblio, offrendo, per chi lo volesse cercare,  un monito per ciascuno di noi, imprigionato in una vita troppo, troppo stretta.

L'ipocrisia del mondo ecclesiastico, la crudeltà di un sistema carcerario che tende a risolvere i propri problemi semplicemente allontanandoli il più lontano possibile, il coraggio di affrontare una società che preme, compatta e schiaccia sussurrando con le ultime forze rimaste: "bastardi, sono ancora vivo", il valore della vera amicizia, la purezza e la delicatezza di un insperato ritorno alle origini... insomma, chi più ne ha più ne metta.

Poco importa se l'autobiografia di Henri Charrière da cui è tratto il film si rivelerà una storia romanzata. Quello che qui ci viene offerto è un'autentica avventura, capace di regalare emozioni vere, di catapultarci diretti nel fango e nel buio per poi cullarci tra le onde di un mare di cui non si vede la fine...

Tempo fa sono andato alle Cliffs of Moher, in Irlanda, delle alte scogliere che si stagliano fiere sull'oceano: non so perchè ma mettendomi a contare le onde che si infrangevano sotto  di me non riuscivo ad andare oltre la settima...

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