Questa notizia girò tantissimo sui giornali una decina di anni fa in occasione dell'uscita del libro 'Mengele, l'angelo della morte in Sudamerica' dello storico Jorge Camarasa, che ha dedicato gran parte dei suoi studi a quelle che furono le vite dei gerarchi nazisti in fuga dalla Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale.
C'è un piccolo paese in Brasile, una cittadina nello Stato del Rio Grande do Sul di nome Candido Godoi, nella prossimità del confine con Argentina e Paraguay nella quale, secondo Camarasa avrebbe vissuto per diversi anni il medico nazista e criminale di guerra Josef Mengele.
Parliamo di una delle personalità più oscure della Germania nazista.
Laureato in antropologia all'Università Ludwig Maximilian di Monaco e in medicina all'Università Goethe di Francoforte, Josef Mengele è comunemente noto anche come 'Todesengel' ('Angelo della morte').
Arruolatosi nel servizio militare, prestò successivamente servizio nelle SS e divenne quindi medico presso il campo di concentramento di Auschwitz dove usò i deportati come cavie umane per i suoi studi medici.
La figura di Mengele è chiaramente una figura spaventosa e una di quelle più discusse e che più suscitano ancora oggi interesse degli studiosi sia dal punto di vista storico che dal punto di vista diciamo della semplice macabra curiosità, ma anche dal punto di vista medico e scientifico.
Egli fu in qualche modo non solo una personalità deviata, ma fu più precisamente la rappresentazione più eclatante di una certa modalità di fare medicina e scienza e che oggi si ritiene fortunatamente superata dal tempo e dall'adozione di metodologie diverse e che mettono al centro il rispetto dell'integrità del paziente.
Inoltre dopo la fine della guerra egli divenne in qualche modo una figura mitica perché sfuggì (con modalità mlto simili a quelle di Adolf Eichmann) a ogni tentativo di cattura del Mossad e rifugiò in Sud America dove sopravvisse fino al 1979 quando morì a causa di un infarto.
In un certo senso Mengele sopravvisse a se stesso perché la sua figura nel tempo divenne così popolare che furono realizati almeno due film particolarmente celebri a lui dedicati. Il primo è 'Marathon Man' (1976) di John Schlesinger con Dustin Hoffman, Roy Scheider e uno strepitoso Laurence Olivier. Il secondo è questo film, forse meno celebre, ma in verità molto bello è interessante e meritevole di attenzioni per i suoi contenuti ancora oggi: 'The Boys From Brazil' (1978) di Franklin J. Schaffner e tratto dal romanzo omonimo di Ira Levin.
Parliamo di un regista che mi è particolarmente caro. 'Planet of the Apes' è uno dei miei film culto per eccellenza e che dire di 'Papillon'? Solo per citare due tra i film diretti da Schaffner (premio oscar al miglior regista nel 1971 per 'Patton') che in questo film si avvale di un ricco e composito cast in cui spiccano ovviamente i due protagonisti e antagonisti della storia: Laurence Olivier, ma questa volta nei panni del 'buono', ovvero Ezra Lieberman, un accanito cacciatore di nazisti in disarmo; Gregory Peck nel ruolo del dottor Josef Mengele.
Il film è ambientato sostanzialmente in Paraguay dove Mengele si sarebbe nascosto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e dove questi avrebbe praticamente messo in atto il suo piano più grande con la collaborazione di una squadra di ex nazisti e di giovani e fanatici nuovi adepti.
È nota l'ossessione di Josef Mengele per i gemelli. Del resto la notizia che riportavo al principio di questa recensione faceva proprio riferimento a questo aspetto.
Candido Godoi, dove avrebbe operato Josef Mengele, descritto dai vecchi abitanti del paese come una specie di 'medico di campagna' che si recava di casa in casa a curare le donne, ha una percentuale di gemelli tra la popolazione insolitamente alta rispetto alla media. Si calcola che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi sia nata una coppia di gemelli ogni cinque parti.
La percentuale di parti gemellari nella cittadina sarebbe in pratica del 10% più alta rispetto a quella dell'1,8% riscontrata nello Stato.
La sensazione è che in quella cittadina egli abbia portato innanzi il suo proposito di creare e diffondere quanto più possibile il suo 'prototipo' di 'razza ariana' così come questa era voluta secondo gli ideali del nazismo.
La suggestione nel caso specifico è resa ancora maggiore dal fatto che effettivamente questi gemelli siano per la maggior parte biondi e con gli occhi azzurri. Ma qui va fatta anche una precisazione.
La prima è che il Brasile è storicamente una terra dove sono emigrati molti tedeschi già prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. In determinate regione il numero di immigrati di discendenza tedesca oppure polacca e predominante.
Questo vale anche per Candido Godoi che nella specie ha una derivazione che fa risalire le proprie origini alla regione tedesca dello Hunsruck, dove la presenza di gemelli è anche storicamente più alta della media.
Di conseguenza gli studi di Jorge Camarasa raccontano una verità che è fondata tanto su dei fatti veri, perché pare ed è documentato che Mengele visse lì e che comunque abbia continuato i suoi studi insani, che su delle vere e proprie suggestioni.
Il film di Franklin J. Schaffner racconta invece una storia ancora più complessa e di un piano ancora più insano e che potrebbe fare pensare anche agli aspetti più occulti della storia del nazismo.
L'idea del dottor Mengele è infatti quella di 'ricreare' Adolf Hitler. I suoi propositi fondano sulla concretizzazione di una serie di circostanze e situazioni predefinite e su di un piano studiato meticolosamente negli anni.
In primo luogo il film propone il tema della 'clonazione', che oggi evidentemente affascina molto meno che tipo venti anni fa (ve la ricordate, no, la pecora Dolly?) ma che di per sé negli anni settanta era già 'fantascienza'.
Attraverso la clonazione del sangue e dei tessuti di Adolf Hitler, Josef Mengele ha fatto nascere 94 bambini geneticamente identici al Fuhrer affidandoli poi a altrettante famiglie sparse in giro per il mondo ma scelte secondo caratteristiche specifiche e allo scopo di ricreare esattamente le condizioni sociali e famigliari in cui era cresciuto Hitler.
Il piano di conseguenza prevede a un certo punto il compimento di 94 omicidi perché, come accaduto per Hitler a un certo punto della sua esistenza, questi 94 bambini avrebbero dovuto diventare orfani di padre per morte violenta.
Il film è entusiasmante soprattutto sul piano concettuale e la recitazione 'classica' degli interpreti forse lo rende lontano dai tipici schemi del cinema di fantascienza dei giorni nostri, ma la storia è di per sé ineccepibile e basta da sola a tenere in piedi l'intero film.
I momenti migliori sono ovviamente quelli del confronto diretto tra i due protagonisti che dopo un lungo rincorrersi finiranno in un faccia a faccia e nel quale alla fine non sarà ben chiaro quale delle due parti avrà effettivamente vinto la partita.
Un finale mozzafiato e allo stesso tempo carico di significati simbolici e che scavano a fondo in quel grande incubo che fu il sogno nazista di Adolf Hitler e che periodicamente ritorna. Forse anzi non se ne è mai veramente andato.
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