Gregor Samsa, destandosi un mattino da sogni inquieti, si ritrovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto. Se ne stava disteso sul dorso, duro come una corazza, e se sollevava appena il capo poteva vedere il suo ventre convesso, bruno, solcato da nervature arcuate, sulla cui sommità la coperta pronta a scivolare del tutto da un momento all'altro, si manteneva a stento. Le zampe, numerose e penosamente sottili rispetto alle dimensioni del corpo, gli si agitavano impotenti davanti agli occhi.
Frank Kafka, Die Verwandlung.
Franz Kafka post-mortem non può prescindere la sua odierna fama (anche in termini negativi e parossistici) dal contributo attuato dall'amico e biografo ufficiale Max Brod. Privato dell'ausilio di quest'ultimo, il nome "Kafka" neanche risuonerebbe nelle pagine più polverose concernenti il contributo letterario fornito al Novecento, al massimo si avvertirebbe una sua scarna e mediocre presenza grazie a qualche breve racconto tematizzante angoscie iperboliche. Un discretissimo Franz Kafka psicolabile, confuso e depresso che avrebbe "insozzato" di storielle tristi qualche libello o qualche cartaceo del territorio ceco, prima vessato dall'impero multinazionale Austro-Ungarico, poi incluso nella fragilissima Repubblica di Cecoslovacchia.
Eppure il nostro Franz voleva tutto ciò. Qualsiasi testo incompiuto dell'autore sarebbe dovuto, per sua volontà testamentale, essere dato alle fiamme e cancellato dal concreto terrestre. Un atto fuorviante, assurdo e inconcepibile, confermante la precisa intenzione kafkiana di separare la letteratura, sebbene considerata l'elevazione morale ed esistenziale dell'autore, dal suo ufficiale e remunerato impiego presso le Assicurazioni. Un particolarissimo Hobby, dunque. E poi vi è il celeberrimo e arduo rapporto con il padre - padrone, personaggio forte e deciso, contrapposto all'esiguità corporea e alla debolezza caratteriale del figlio: Hermann Kafka, il cui difficile idillio con il figlio sarà costante generalizzata all'interno delle opere di quest'ultimo, non amava le velleità letterarie del figlio.
La Metamorfosi rappresenta uno degli esigui scritti pubblicati in vita da Kafka, precisamente nel 1915. La trama sfiora l'assurdo ed il paradossale e contribuisce a far precipitare una situazione già irreale nella negatività più roboante. Gregor Samsa (strategica storpiatura letteraria del più reale cognome "Kafka".Tale stratagemma è un unicuum dell'opera kafkiana, intesa come primaria immersione di un contesto reale - ivi il cognome dell'autore - in una situazione immaginaria, esempio eclatante Josef K. nel Processo, ndr.), semplice impiegato, scopre al suo risveglio la sua mutazione in un insetto, mutazione peraltro non giustificata. La reazione disumana a questa indicibile mostruosità è relegata in secondo piano rispetto al paradossale timore di Samsa di non riuscire a giungere al posto di lavoro. La metamorfosi uomo-scarafaggio provoca al soggetto coinvolto l'analgoga degradazione e annullamento di qualsiasi capacità umana motoria e intellettuale, precisamente si nota la fatica del neo-insetto di saltare giù dal letto, di articolare qualsiasi movimento, di comprendere razionalmente e generalmente la sua nuova "invertebrata" condizione, tentativi che causano un grave ritardo dello stesso. Ritardo che viene conclamato dalla famiglia e dallo stesso datore di lavoro pervenuto nella sua residenza al fine di capire l'inspiegabile non puntalità del sottoposto. Il climax drammatico e angoscioso è iperbolizzato dagli innumerevoli tentativi degli umani di scardinare la porta della stanza di Gregor e dai loro stessi sospetti circa un probabile condizione di salute non positiva del non ancora visionato neo insetto asserragliato dentro la sua umana residenza notturna.
Lo shock di fronte allo scarafaggio-Gregor Samsa è notevole: la madre sviene, il padre piange, il datore è orripilato. Il peggio, tuttavia, non ha ancora conosciuto il suo punto di minimo assoluto. Samsa viene isolato dalla famiglia, diventa un peso, quasi assurdamente l'irrealtà della metamorfosi è messa in secondo piano rispetto alle conseguenze economico-sociali derivanti dalla stessa (la professione di Gregor era l'unica a sostenere la famiglia). La sorella di Samsa è l'unica ad occuparsi di lui, portandogli cibo, a differenza degli altri componenti che risultano ostili e disgustati: un tentativo di fuga dalla camera di Gregor comporta lo svenimento della madre ed il ferimento dell'insetto da parte del padre che lancia una mela, conficcata successivamente nella sua schiena.
Lo scarafaggio inizialmente prova piacere all'interno del suo nuovo stato, mangia cibo marcio e stantio, cammina sui muri della camera. Ma non è sufficiente: l'ostilità della famiglia, la solitudine provata a causa della permanenza delle facoltà intellettuali/morali umane all'interno dell' "Insettualità", provocano nel protagonista un sentimento di angoscia e di desolazione, massimalizzato anche dal tentativo paterno di sbarazzarsi di lui. La morte di Samsa giunge dopo il rifiuto dello stesso al cibo e al peggioramento della mai rimarginata ferita dovuta all'ancestrale lancio della mela. Il cadavere è gettato via dalla governante, la figura di Gregor è dimenticata dalla famiglia che si trasferisce in una nuova dimora e pensa al risollevamento finanziario-economico attraverso un matrimonio di convenienza da imporre alla figlia.
All'interno di una breve ma intensa storiella è racchiusa tutta o quasi la filosofia kafkiana, incentrata sulla piccolezza dell'Uomo, sulla sua miseria morale, spirituale, materiale. Kafka è uno delle geniali menti di matrice modernista/post-decadente ad annullare qualsiasi concezione positivista sull'Umano e sulla sua scienza, perfettibili eternamente, abbracciati ad un progresso infinito e indomabile. E' la fine delle certezze e delle sicurezze, è l'inizio del buio esistenziale e del subcoscio maledetto, dell'oscurità maligna dell'anima, dello spirito. L'Uomo è talmente degradabile da mutarsi nell'antitesi del Bello e del Perfettibile, un insetto, un vivente nauseabondo, orripilante, anti-estetico, celebrazione della Crisi e del Male. Ma neanche questo è sufficiente ad esplicare il tutto: al principio del racconto pare che l'insetto-Samsa risulti enorme, gigantesco, mastodontico. L'uomo metamorfizzato insetto il quale tuttavia non ha rinunciato alle grandi dimensioni materiali, quasi a conservare quell'ancestrale umanità ancora rifulgente. Alla sua morte lo scarafaggio è talmente piccolo (condizione anche dovuta alla carenza di alimentazione) da poter essere spazzato via dalla governante come un granello di sabbia; l'insetto-uomo ha perduto il suo ultimo ancor nobile residuo di Umano, l'insetto è insetto e nulla più. E' annullamento del nulla, degradazione del degradato, metamorfosi del niente in niente iperbolizzato. Una cancellazione della razionalità umana nei minimi particolari, l'uomo torna ad uno stato di natura decisamente più basso e ripugnante se confrontato allo stesso ipotizzato dai politologi/pensatori contrattualisti moderni sece/settecenteschi.
L'Uomo tuttavia non è portato a scoprire, a meravigliari di questa "nuova" condizione, di questa negletta realtà: la metamorfosi di Gregor Samsa risulta meno sconvolgente e preoccupante rispetto al problema di arrivare al lavoro in queste umilianti e animali condizioni. Parossisticamente l'Umano conserva in sè traccia di una originaria animalità che troppe volte tende a predominare su quella razionalità sulla quale l'Homo Sapiens fonda il suo DNA. Samsa è già insetto prima di esserlo realmente, e ciò che consegue risulta l'autoconvinzione dell'Umano/Samsa della sua inferiore condizione morale. Anzi, la metamorfosi materiale in scarafaggio che surclassa o perlomeno pareggia la già presente condizione "insettuale" della coscienza, neanche scandalizza e orripila più di tanto il soggetto. E' possibile affermare che l'Uomo/Samsa pre-metamorfosi era una larva, un contenitore di un già pre-definito stato animale, ne possedeva le caratteristiche ancestrali salienti costrette sicuramente ad assumere una forma materiale/fisica ben definita e circoscritta.
Kafka approfondirà le menzionate tematiche in lavori ben più corposi e corpulenti quali Il Processo e Il Castello, i quali disegneranno un'umanità basata sul Nulla, sul Mistero, sulla Morte e sulla Vanificazione morale/materiale, un lavoro intellettuale e letterario che quasi anticipa profeticamente l'opera di cancellazione attuata dai Totalitarismi nazista e stalinista. Sicuramente il modernismo primonovecentesco, specie i capolavori sorti nell'oscurità dell'epoca delle dittature e delle crisi, sottolinea con accesa convinzione le falsità che i pensatori/sociologi positivisti decantavano come verità positive. L'Arte in generale si sarebbe inchinata a tali contro-ideali, illustrando in modo rivoluzionario, in rottura con un antiquato passato prossimo e remoto, tesi atte a dimostrare la "piccolezza" dell'Uomo di fronte ai grandi dilemmi della società, impossibilitati ad essere risolti validamente attraverso formule e teorie escludenti la possibilità di una morale ispirata dal subcoscio.
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