Per noi cresciuti con il pianoforte da concerto, il suono degli strumenti storici scelti da Alexei Lubimov può risultare metallico, piccolo, povero di armonici. In realtà queste rarità, un Matthias Müller del 1810 e uno Joseph Schantz del 1830, sono due gioielli dell’organologia, magnificamente restaurati.
La scelta di Lubimov di affrontare gli Improvvisi op.90 con il fortepiano di Müller regala ai primi due pezzi un suono pieno che purtroppo si carica in alcuni momenti cantabili del Trio dell’Improvviso n.4, appesantendone la tessitura filigranata. Capace anche di timbri argentati e chiari, il fortepiano Müller si riscatta nell’Improvviso n.3 nel quale Lubimov regala un esempio superbo di fraseggio e di legato. Lo Schantz, invece, di poco più grande, ha un suono più caldo e consente una varietà di colori maggiore che più si adatta all’opera 142. Tra gli ultimi allievi di Heinrich Neuhaus a Mosca, Alexei Lubimov è una personalità critica che rivela un’attenzione filologica nei confronti dell’opera. Già con le Sonate di Mozart e di Beethoven (pianoforte Alois Graff 1828) e con le Ballate di Chopin (Erard 1837), aveva assecondato questa sua esigenza di ricerca della verità insieme al piacere di riscoprire le sonorità di strumenti antichi. Ma forse la vera personalità di Lubimov emerge dal repertorio slavo del novecento perché è quello che è stato oggetto dalla sua ricerca più assidua. Stravinsky, Prokokiev, Shostakovic, Scriabin lo fanno certamente svettare per qualità di suono, che invece rimane estremamente controllato in Schubert. La semplicità e la concisione sono le scelte musicali di Lubimov in questi Improvvisi: niente enfasi, nessuna esagerazione. Non indulge in stucchevolezze, non esagera nelle ornamentazioni. Lascia parlare la musica e lo strumento riuscendo così a rendere estremamente interessanti anche le “divine lunghezze” schubertiane.
I raffronti sono tanti e ardui: la poesia dell’incisione di Brendel (Philips 456 061) e di Lupu (Decca 460 975), la scintillante chiarezza di Perahia (Sony 37291). E ancora Richter (JVC 532 benchè abbia inciso solo due improvvisi), Schiff (Decca 458 139) e Arrau (Philips 473 926) sono temibili compagni di collezione.
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