Quadri senza parole
Morire giovani pare che sia un obbligo romantico al quale Franz Schubert (1797 - 1828) non riuscì a sottrarsi, avendo lasciato questa valle di lacrime a soli 31 anni. Durante la sua breve vita ha però avuto il tempo di scrivere freneticamente pagine di musica che hanno reso il suo nome immortale, degno di essere ricordato nell'empireo dei compositori più grandi vicino a quelli di Bach, Mozart, Beethoven, Brahms, ecc. Nel corpus Schubertiano troviamo così accanto ad opere sinfoniche un immenso catalogo di musica da camera: composizioni per pianoforte, trii, quartetti, ecc. Il disco, di cui vi parlo, contiene - ad esempio - una splendida sonata in la minore (D 821) per Pianoforte ed Arpeggione, strumento quest'ultimo chiamato anche chitarra d'amore ed in voga a Vienna nei primi decenni dell'Ottocento, oggi caduto in disuso e solitamente sostituito dal violoncello.
Schubert, tuttavia, ha costruito gran parte della sua celebrità sui Lieder, una forma di canzone (dal tedesco Liod, canto) che proprio in epoca romantica raggiunse la struttura più complessa ed elevata. Quelli di Schubert, in particolare, sono a mio parere tra i più belli mai scritti, non solo per la cantabilità dei motivi e gli equilibri delle forme, ma anche perché sovente contengono un'atmosfera così unica - Schubertiana appunto- da non poterne più fare a meno una volta che la si è conosciuta. La loro bellezza, però, è dovuta non solo alla musica, ma anche alle parole di splendidi poeti come Goethe, Heine, Rellstab e Ruckert.
Tuttavia, come si intuisce dal titolo, in questo disco abbiamo la possibilità di poter apprezzare esclusivamente il piano musicale dei Lieder Schubertiani che si mostrano in tutto il loro calore. Il cd, infatti, ne contiene una collezione "cantati" da un melodioso violoncello, suonato divinamente da Mischa Maisky, uno dei più grandi interpreti a livello mondiale di questo strumento, mentre al pianoforte troviamo la pianista Daria Hovora. Il violoncello, dunque, si sostituisce alla voce, suonando dei temi che originariamente non gli appartenevano. Forse, quindi, si perde qualcosa, d'altra parte qualcos'altro si guadagna, perché quest'interpretazione consente di cogliere pienamente il valore assoluto della musica del compositore viennese, "purificata" dal testo.
Ora, secondo copione, dovrei scendere nei particolari e, come spesso accade, per farlo mi avvalgo dell'ascolto in sottofondo; in questo momento, ad esempio, risuona "Am Meer" (D 957 No. 12), forse uno dei motivi melodici più profondi e intensi che ho sentito in vita mia. Ma vi confesso che sento una sorta di imbarazzo. Per due ragioni. La prima la tengo per me, la seconda è che non trovo le parole. Come è possibile descrivere il respiro di questo violoncello? Come è possibile trasmettervi la bellezza di queste note prolungate che il pianoforte accompagna con discrezione? Come è possibile dare un significato ancorché lontanamente paragonabile a questi registri ora languidi, tristi e struggenti, ora soavi, candidi e innocenti? No, non è possibile. Le parole non esistono. Più l'ascolto e più mi rendo conto che scriverne significherebbe fare un torto a queste note, perché la dimensione della loro bellezza non è in alcun modo inquadrabile da nessuna parola, che, accostata ad esse, risulterebbe sempre ingiusta o nella migliore delle ipotesi blanda.
Ciò perché le note di questa musica esprimono il linguaggio altissimo di un'anima tormentata. Una bellezza immensa come il cielo e fragile come una foglia secca conservata gelosamente tra le pagine di un libro. Una bellezza senza compromessi che conquista per la vita ed in un modo differente da quella di altri compositori. Perché se Bach stupisce per la perfezione dei suoi contrappunti, se Mozart trasporta per la purezza cristallina delle sue melodie, se Beethoven trascina per la sua monumentale e vitale energia, se Brahms affascina per la complessità delle sue variazioni in sviluppo, Schubert, invece, fa innamorare per il suo cuore puro tradotto in note di mille colori. Ogni Lieder è così un quadro dove prevalgono ora pennellate di malinconia, ora di leggerezza, ora di un inaspettato impeto che stravolge tutto e tutto inquieta. Ogni quadro non si può descrivere, vedere o nemmeno immaginare, ma solo sentire ed amare.
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