Provate a immaginare la scena: una mattina vi alzate dal vostro letto, pronti (be', più o meno...) per iniziare una nuova giornata lavorativa e, come sempre, aprite le finestre della vostra camera per aerare la stanza. Vi suona familiare? Bene, ora state per recarvi in cucina, desiderosi della prima colazione quando, con la coda dell'occhio, vi sovviene un particolare fuori posto rispetto all'ordine solito che la vostra testa conosce. Ritornate indietro, e osservate un po' intontiti quello che vi si presenta davanti agli occhi: nel vostro giardino è presente un albero che la notte prima non c'era. Un grosso albero. Un faggio.

Vi sentite un pochino confusi? Tranquilli, non siete gli unici.

Lo stesso sentimento inizia a farsi largo anche nella cantante lirica Sophia Siméonidis quando, un bel (?) dì, scopre la presenza di un nuovo arbusto nel suo piccolo giardino - situato nella zona residenziale di Parigi. Da dove arriva? Chi lo ha piantato? E perché? sono le domande che riecheggiano nella sua testa.

La donna, decisa a risolvere la faccenda per proprio conto, inizia a domandarsi a chi potrebbe chiedere di intervenire per estrarre quel "dente marcio" che infesta il giardino. Servono persone discrete, capaci di lavorare senza dare nell'occhio e in grado di mantenere un segreto, specie nel caso risultasse esserci qualcosa (o qualcuno...) sepolto sotto il grosso albero. Già, il suo sesto senso - tipicamente femminile - suggerisce che non si tratti di un regalo da parte di un suo ammiratore ma di qualcosa d'altro, più subdolo: un avvertimento da parte di una persona misteriosa.

E come si dimostrerà, spesso il proprio istinto vede più in là della ragione.

Entrano così in gioco i veri protagonisti del romanzo, ovvero i nuovi vicini di casa della cantante - tre giovani storici disoccupati (e il padrino di uno di loro) totalmente nella merda. No no, non in difficoltà: nella merda. Laureati in Storia, ma totalmente privi di lavoro, i tre si ritrovano costretti, dopo anni passati senza frequentarsi, a vivere sotto lo stesso (diroccato) tetto per ragioni economiche.

Inizia così la simpaticissima (e rissosa) convivenza tra "l'aristocratico" Marc (medievalista, ma colf per necessità), il taciturno Mathias (specializzato nella preistoria e con una idiosincrasia nel portare i vestiti in casa), il loquace - per non dire nevrotico - incravattato Lucien (storico della Grande Guerra) e il "vecchio" Vandoosler - ex poliziotto cacciato per corruzione e zio di Marc, che ribattezzerà lo scombiccherato trio "gli Evangelisti".

Divisi tra loro da ere storiche e caratteri completamenti diversi, ma uniti nel conto in banca perennemente in rosso, per quattro soldi accetteranno il lavoro propostogli da Sophia (quando uno è nella merda la voce gira in fretta, eh?), per finalmente far luce sulla questione e sedare le sue ansie.

Ma quando dopo pochi giorni la donna inaspettatamente scomparirà, l'ex poliziotto Vandoosler tornerà a fare quello che gli è sempre riuscito meglio (curiosare), finendo per coinvolgere anche i tre giovani storici nell'indagine e creando così un'improbabile, ma efficace, squadra investigativa.

In "Chi è morto alzi la mano" Fred Vargas - pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau, zooarcheologa e giallista per passione - scrive un noir di vecchio stampo, ispirandosi ai grandi Simenon, Stout e Christie, in cui la violenza è assente e la parte investigativa rimane come contorno - prendendo prepotentemente piede solamente negli ultimi capitoli. La peculiarità dell'opera sta, appunto, nello spassoso rapporto tra gli stravaganti protagonisti che la compongono, tipicamente di stampo francese (qualcuno ha detto Amélie Poulain?), nelle loro piccole manie, nelle difficoltà di giovani uomini a contatto con un mondo duro e che non premia il merito (il precariato), ma sempre senza mai perdere la loro genuinità e purezza, apparendo così molto più veri di tanti altri personaggi presenti nei thriller più moderni. E dove ogni lettore può, almeno un pochino, riconoscersi.

Se le premesse vi sembrano interessanti, fatelo vostro. Sono sicuro che sorriderete spesso, leggendo queste pagine - anche se dopo guarderete fuori dalla vostra finestra, di mattina, con un po' più di titubanza rispetto al solito. Non sia mai che ci siano delle strane (e sgradite) sorprese...

Au revoir.

 

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