DA QUI ALL’ETERNITA’!
Chi l’ha visto? boh alla fine forse in pochi visto che è un film del ’53 …ma chi l’ha sentito nominare? Boh forse tutti o quasi.
Di Fred Zinnemann, uno dei più aitorevoli registi americani di sempre, che giusto l’anno prima aveva girato MEZZOGIORNO DI FUOCO, per dire.
Questo classico intramontabile hollywoodiano si porta a casa l’Oscar per il miglior film e vanta un cast di rilievo assoluto: Burt Lancaster, Montgomery Clift, Frank Sinatra, Ernest Borgnine, Deborah Kerr che si cimentano in una gara di bravura e dove, i primi due, Burt e Montgomery, giganteggiano.
In particolare andatevi a leggere la storia di Clift, insieme con Marlon Brando, uno dei primi attori “moderni” scuola Actor Studio, bello, maledetto, inviso ai vecchi tromboni dello star system, tanto bravo quanto sfortunato, devastato da un incidente automobilistico a 36 anni e morto a 46 tra depressione e morfina.
Tratto dall’omonimo romanzo del 1951, ed ambientato nel 1941, pochi mesi prima dell’attacco giapponese di Pearl Harbour, il film narra la storia del soldato semplice Robert Prewitt (Clift) il quale viene trasferito dal Bugle Corps a Fort Shafter.
Il capitano Dana Holmes sapendo della sua ex-carriera di pugile cerca di convincerlo a partecipare al torneo di boxe del reggimento promettendogli una promozione in caso di vittoria ma lui rifiuta per ragioni che preferisce tacere. Sperando che il soldato ceda, Holmes e il sergente Milton Warden (Burt Lancaster) fanno di tutto per rendere difficile la vita a Prew che è sostenuto solo da Angelo Maggio (Frank Sinatra) un altro soldato, con il quale stringe un’amicizia fraterna… a complicare tutto ci si metterà l’amore che troveranno sia Warden che Prewitt (Burt e Montgomery) con due donne “difficili” ma determinate, e che vanno a tratteggiare lo stilema della donna moderna, fragile ma risoluta, onesta, sincera ed innamorata, un modello tutto americano, un anelito di “perfezione” se vogliamo… Un amore che verrà sconfitto…
Il film, diciamolo subito, è straordinario. Di una precisione chirurgica, un andamento lineare, senza intoppi, 118 minuti di grande cinema, in questo molto simile a Peyton Place ma perfino superiore per comparto tecnico, per corpus filmico.
Alcool, sigarette, pupe, scazzottate, le rigide e ferree leggi militari, sequenze indimenticabili, pietre miliari del cinema di ogni tempo. Il bacio di Milton e Karen sul bagnasciuga travolti dalla risacca, Robert che suona la tromba, il blues del soldato, le vessazioni in caserma …e alla fine i giapponesi attaccheranno.
Dal punto di vista della messa in scena non posso che ammirare ed inchinarmi faccia a terra come un musulmano in moschea.
Ma quali sono le mie considerazioni in merito al “messaggio”? Beh, poiché le mie posizioni sono agli antipodi è dir poco, non posso fare altro che disapprovare con tutto me stesso la smaccata propaganda USA, dove la patria, la divisa, viene prima di tutto, anche prima della tua persona e dell’amore, della famiglia, di qualsiasi cosa. Un messaggio spinto con una potenza inusitata, con Prewitt che morirà da eroe era il miglior soldato mai incontrato in vita mia… ma che ai miei occhi appare come un povero stronzo, sicchè, non solo non mi sono commosso, come il film imponeva, ma ho pensato “ti sta bene coglione”.
Perché per me il vero eroe è il disertore e, si badi bene, non il vigliacco che in ballo fugge e abbandona il campo, ma il disertore che dice no a priori, che si fa 10 anni di galera ai lavori forzati pur di non partire in guerra o che viene trascinato di fronte alla corte marziale e fucilato.
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