Con "Open Sesame" ci si trova davanti alla opera prima di un autentico astro nascente del Jazz del primo lustro degli anni '60 e non solo. Un astro cha ha bruciato le tappe con una rapidità fulminea, e che ha portato il suono della sua campana in dischi storici di artisti come Coltrane e Ornette Coleman ad esempio: Freddie Hubbard.
Hubbard ha e mostra i numeri per diventare quello che poi in effetti diventerà, ovvero un asso della tromba ed uno dei suoi interpreti più influenti; e questo disco, inciso per la Blue Note, ne è la testimonianza più veritiera. Il titolo non è profetico, ma una precisa indicazione sulla apertura del mondo talentuoso di Freddie Hubbard. Siamo nella New York del 1960, e il 22enne Hubbard, in arrivo da Indianapolis, dopo qualche esperienza anche con Wes Montgomery e i suoi fratelli, esordisce con un album accattivante: il leader "ufficiale" è lui, ma di fatto questa leadership è in coabitazione con l'eccellente tenorsassofonista Tina Brooks. Brooks si colloca in quella schiera di musicisti scuola Hard Bop che avrebbero meritato di raccogliere maggiori frutti grazie al loro talento. Non solo: Brooks porta in dote un songwriting molto ispirato, e proprio a testimonianza di ciò, dal suo pugno, arrivano i due pezzi di spicco del disco: "Open Sesame" e "Gypsy Blue".
In "Open Sesame", il Brooks compositore, gioca la carta che personalmente reputo infallibile in ambito Hard Bop: tema riconoscibile e intrigante, poi lo stacco e dopo perentoria partenza per gli assoli. Hubbard, senza indecisione alcuna, mette in chiaro di che pasta è fatto, e la sua maturità associata alla padronanza dello strumento e del suo linguaggio, nonostante la giovane età, è fuori discussione: è aggressivo ma dolce, morde ma è delicato. Brooks calca la mano e in "Open Sesame" sfodera una prova generosa, sfoggiando un suono da associare ad un fraseggio sontuoso e possente, sulla falsariga dei suoi punti di riferimento, come Dexter Gordon ad esempio. Stesso discorso per "Gypsy Blue", che grazie al tema esotico eseguito dai due, armonizzando le note, cattura l'ascoltatore e lo delizia. Altro pezzo meritorio è "All Or Nothing at All", vecchio pallino dei crooner e il quale, dopo una fascinosa introduzione di McCoy Tyner al pianoforte, viene condotta da Hubbard in una volata a tre assieme alla batteria di Clifford Jarvis, compatto rullo compressore, e ai colpi morbidi del contrabbasso di Sam Jones, storico componente del quintetto di Cannonball Adderley.
Il talento dei musicisti messo in campo spicca in altri momenti del disco, come in "But Beautiful", in cui le sinuose trame di Brooks e Hubbard, e il romanticismo di Tyner, lasciano una scia di pregevole fattura in campo delle ballad. Anche "Hub's "Nub" di Hubbard, brano dagli ovvi accenti Hard Bop, contribuisce ulterioremente alla riuscita del disco. Il cd, a differenza del disco originale, contiene anche due versioni alternative di "Open Sesame" e "Gypsy Blue", ma le quali rimangono sostanzialmente le stesse delle originali. Disco da comprare, affinchè si dia il giusto riconoscimento al talento di Tina Brooks e, soprattutto, per conclamare quello di Freddie Hubbard, uno dei talenti più cristallini mai visti sulla faccia della terra.
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