Nel corso della sua storia il blues ha avuto tre re: praticamente tutti sanno chi è B.B. King, tanti sanno chi è Albert King, probabilmente in molti meno sanno chi è Freddie King.
Originario del Texas, prende il cognome King dalla madre, mosso dall'ambizione di seguire le orme del già famoso Blues Boy, e, trasferitosi a Chicago alla fine degli anni '40, viene a contatto con la musica di giganti come Muddy Waters, Howlin' Wolf, Little Walter e Willie Dixon. Dopo un tentativo fallito di farsi reclutare dalla leggendaria Chess Records, trova il suo primo ingaggio alla fine degli anni '50, rilasciando un singolo intitolato "Have You Ever Loved A Woman" che vende bene e comincia a far conoscere il suo nome.
Il debutto sulla lunga distanza avviene nel 1961 con "Freddy King Sings", seguito pochi mesi dopo da questo "Let's Hide Away And Dance Away With Freddy King", un disco che, come si anticipa in copertina è "strictly instrumental". I 12 pezzi che lo compongono non superano i tre minuti e mezzo di durata, ma mettono in mostra tutto il talento del corpulento chitarrista nel creare riff e fraseggi che negli anni a venire saranno d'ispirazione per numerosissimi musicisti del calibro di Eric Clapton, Peter Green e i fratelli Vaughan, tanto per fare qualche nome.
Lo stile di King è particolarmente innovativo, già la scelta di comporre principalmente pezzi strumentali è abbastanza rivoluzionaria, in più si lascia poco spazio all'improvvisazione per privilegiare temi più studiati che possano colmare la mancanza di cantato e catturare facilmente l'attenzione dell'ascoltatore. La base ritmica essenziale ed incalzante, talvolta vicina al funky, fa da ottimo tappeto per le evoluzioni sulla pentatonica del chitarrista texano, che può contare su un repertorio di fraseggi vastissimo, suonati con il suo inconfondibile tocco.
Dal punto di vista tecnico, il suono sporco di Freddie King è ottenuto suonando con un plettro sul pollice e uno sull'indice, per avere un attacco più aggressivo sulla chitarra, e, soprattutto nella prima parte della sua carriera, con una Les Paul con due P-90 come pickup.
Il disco si apre con la leggendaria "Hide Away", uno dei blues più coverizzati di sempre, scritta assemblando varie parti di pezzi di altri artisti, che condensa tutti i punti forti dello stile di King di cui sopra e che già potrebbe bastare per far guadagnare a questo disco i 5 pallini, vista la sua incommensurabile influenza. Ma man mano che si lasciano scorrere le varie "Butterscotch", "Sen-Sa-Shun", "The Stumble", "San-Ho-Zay", "Just Pickin'" e tutte le altre tracce del disco, si incontrano soli, fraseggi e riff che daranno da mangiare a intere generazioni di chitarristi.
In sostanza, un disco da avere assolutamente per chi ama il blues.
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