In àmbito musicale non sempre le buone qualità di compositore riescono a fare il paio con le buone qualità di esecutore. Forse il caso più eclatante resta ancora a tutt'oggi quello di Giuseppe Verdi, bocciato all'esame di pianoforte e prontamente riscattato dalla lungimiranza della commissione, la quale tuttavia riconosceva al giovane Peppino ottima fantasia da sfruttare in un futuro da compositore. Poi sappiamo come è andata a finire (...).
Se c'è un "Giuseppe Verdi" del Jazz allora quello è Freddie Redd, meteora dalla brillante composizione e dalla discreta esecuzione al pianoforte. Non è un Elmo Hope, giusto per fare il primo esempio di un eccellente pianista e raffinato compositore. Redd non è un grande accompagnatore, ha una concezione armonica abbastanza approssimativa e statica, e di conseguenza i suoi chords sembrano suonati a casaccio; e non è neanche un esteta della melodia, elemento che sembra sacrificare con il suo pianoforte a vantaggio del gusto melodico della composizione dei suoi temi. Ecco, proprio questo: Redd mette la sua fantasia nella composizione e relega l'esecuzione ad un piano appena sufficiente.
"Shades of Redd" del 1960 non è, nel bene e nel male, solo Freddie Redd; ma è anche Jackie McLean al sax alto, Tina Brooks al sax tenore, Paul Chambers al contrabbasso e Louis Hayes alla batteria. Questa gente unita all'estro compositivo di Freddie Redd permette a "Shades of Redd" di diventare un caposaldo dell'Hard Bop. Le cose vengono messe subito in chiaro dal pezzo iniziale, "The Thespian", irresistibile pezzo dal tema molto particolare, dal sapore quasi nostalgico, elaborato con delicate trame da McLean e Brooks e dal suono soffusso del contrabbasso di Chambers; tema che verrà sfruttato con arguzia poco dopo, nella transizione dal lento nostalgico all'Hard Bop più sfrenato, ove Tina e Jackie daranno vita ad una prova sontuosa, mentre gli chords di Redd appariranno "slegati" dal tutto per il resto del pezzo. Sulla falsariga di "The Thespian", anche "Blues, Blues, Blues" risulta essere un pezzo dal tema accattivante sviluppato stavolta in un gustoso Jazz mid-tempo; così come la trafila che inizia con "Shadows", ballad congeniale al Redd esecutore, "Melanie", frizzante pezzo con echi di R&B, e poi ancora "Swfit", che richiama nel tema i vecchi fasti del Be-Bop; con un McLean a dir poco spumeggiante, seguìto a ruota da un Tina esaltante. Che coppia! Giunti quasi alla fine dei giochi, se "Shadows" era la ballad dal sapore romantico senza smanceria, "Just a Ballad for my Baby" è invece la ballad della purezza delicata. La conclusione arriva con "Olè", forse il pezzo che grazie alla sua melodia riesce a catturare immediatamente più di qualsiasi altro pezzo del disco. Volendola portare nella terminologia Pop, "Olè" è il singolo di "Shades of Redd", la hit; però, se "Redd" con questo titolo "spagnoleggiante" abbia voluto ricalcare certe atmosfere appunto "spagnoleggianti" e che in quegli anni erano in voga, sappia che non è riuscito nel suo intento, poiché francamente non si sente nulla della tradizione musicale iberica, anche se il risultato finale è ottimo. Il cd si conclude con due bonus, due versioni alternative: una proprio di "Olè" e l'altra di "Melanie".
Freddie Redd è caduto nel dimenticatoio, ce ne faremo una ragione, anche perché molto altra gente vi è caduta ingiustamente, e ritorno a pensare ad Elmo Hope. Tuttavia ha lasciato questo gioiellino a modo suo epocale, ed epocale sicuramente lo è stato all'interno del movimento Hard Bop. Un disco epocale anche grazie a Jackie McLean, Tina Brooks, Paul Chambers e Louis Hayes i quali hanno timbrato il cartellino. Leggendario cartellino.
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