Quando nel cervello di un artista si produce un cortocircuito, vi sono solo due possibili risultati: o la follia, o un colpo di genio assoluto ed irripetibile... E' inutile che vi dica a quale dei due ambiti questa opera vada secondo me ascritta, anche perché cambierei immediatamente idea. Come in un limbo dove i confini di due estremi si fondono perdendo le reciproche identità, così in questo disco ragione e pazzia si sono annullate per dare vita a qualcosa di diverso e nuovo (come in un superamento hegeliano di tesi ed antitesi).
Anche solo osservando lo spendido artwork, tecnologico ma allo stesso tempo dalle reminiscenze bio-umanoidi, la mente dell'osservatore corre immediatamente all'immagine delle circonvoluzioni della massa cerebrale e alla fitta rete di neuroni da cui essa è composta. Senza retorica, in questo lavoro non c'è cuore, non c'è sentimento (e, si badi, in questo caso non si tratta di una considerazione negativa), ma un'incredibile lucidità, anche se è solo attraverso la miriade di sentimenti e sensazioni che esso suscita in chi lo ascolta che è possibile cercarne il senso... Come a dire che è più importante e vitale la ricerca di qualcosa che non si comprende, che non quel "qualcosa" in sè.
Parlare di quest'opera come mera somma di tracce è non solo svilente, ma anche improprio, in quanto essa è stata pensata come un unico flusso (della durata di circa 40 minuti), suddiviso in più movimenti. A questo proposito, una piccola nota "storica": questo lavoro, uscito originariamente come unica traccia e ripubblicato in seguito con alcune modifiche (sono sparite le parti "free" di organo in favore di quelle con il sax) sotto il titolo "Sol Niger Within - Version 3.33", è stato nuovamente distribuito nella sua prima versione, con la suddivisione in tracce, a mio giudizio utile solo per "ripescare" comodamente qualche passaggio che richiede ripetuti ascolti.
"Sol Niger Within" è, prima di tutto, un "flusso di coscienza" (sì, lo so, è un'espressione abusata, ma in questo caso è perfettamente esemplificativa della portata del lavoro), un viaggio inquietante di suoni "alieni" e poliritmie al limite del disumano (tutte eseguite però dall'umanissimo Morgan Ågren, attualmente in forza ai Kaipa) in cui i fans dei Meshuggah si sentiranno a casa, con Thomas Haake in veste di screamer e il grandissimo Fredrik Thordendal a dirigere il tutto dall'alto della sua magnifica 6/7/8 corde. L'ascoltatore è sbattuto costantemente contro architetture sonore maestose, intervallate da alcuni momenti di glaciale quiete apparente, per poi essere messo di fronte (da circa metà disco in poi) all'indecifrabilità di partiture più affini al free jazz che non al metal, ma sorprendentemente coerenti con tutto il resto.
Se si pensa che "Catch 33" dei Meshuggah sia un album innovativo (e per molti aspetti lo è senza dubbio), "Sol Niger Within" va decisamente oltre, pur essendo stato pubblicato molto prima, fondendo le sonorità del gruppo madre con l'avanguardismo più sperimentale, con il risultato di creare un marasma sonoro maledettamente contorto, malato ed insieme avvincente nella sua folle e lucida consapevolezza.
Un album avanti anni-luce, che sposta ancora più in là il concetto stesso di musica: se questo è l'inferno, non è davvero niente male.
Elenco tracce e video
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Altre recensioni
Di Matt7
Fredrik Thordendal è un geniale chitarrista capace di riunire nel suo sound prog, thrash, heavy, fusion e jazz.
Questo disco cattura, trasporta, ipnotizza ed è dotato di una rara carica jazz/fusion che emerge con forza nelle sue tracce.