Era il lontano 1991, quando due delle menti più virtuose dell'indie-rock si ritagliarono un piccolo spazio per se, creando questo sulfureo progetto noise parallelo, noto col nome di Free Kitten.

E ora Kim Gordon (Sonic Youth) e Julie Cafritz (Pussy Galore), dopo più di dieci anni dall'ultimo "Sentimental Education", sono tornate con questo "Inherit".

Le premesse erano buone: conclusi i Pussy Galore di Julie, e in piena "serenità sonica" per Kim, sin dall'ammiccante copertina verde si avverte aria di cambiamento e creatività. Abbandonato l'hard-noise degli esordi e il suono più classico dell'ultimo album, ora le gattine si preparano a sperimentare.

E così parte la prima traccia, "Elected Girl": chitarra ossessiva e pacata, voce dolce e annoiata, percussioni in sottofondo; sembra quasi di riascoltare qualcosa da "Washing Machine" quanto il suono è canonico, poco irriverente, come invece loro ci avevano abituato in passato. E dopo la masturbatoria "Surf's up", che nulla aggiunge e nulla toglie, sopraggiunge il capolavoro dell'album, nonché estratto, "Seasick".

Qui è racchiusa tutta l'essenza dell'opera: una dolcissima nausea accomodante, ma che proprio per questo, soffoca, un po' come i tempi attuali, coi suoi falsi buonismi e un imperante moderatismo. Chitarre scordate ma stranamente armoniose, doppie voci a tratti sghembe e a tratti semplicemente perfette. Insomma, sembra quasi una velata denuncia sociale in musica e rumore.

E poi arriva l'ipnosi, ma forse anche la noia, con l'ammaliante "Free Kitten on the Mountain", spezzata per fortuna dalla splendida aggressività di pezzi come "Bananas", "Roughshot" e "The Poet". Ma qui c'è anche spazio per il lo-fi di pezzi come "Billboard" e "Help me", e anche per lunghe lounge soniche, come nel caso di "Monster eye".

Non è quindi un brutto ritorno quello delle Free Kitten, anche se avrebbero potuto osare di più.

Ma una cosa è certa: ai nostri tempi questi soffusi miagolii possono far più male di qualsiasi urlo.

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