Partiamo col dire che raramente mi trovo al cospetto di una vecchia audiocassetta. Vecchia nel senso del "formato", ma nuova per via del fatto che è stata prodotta nel Marzo del 2014. Una decisione coraggiosa questa dei Frentrum, stampare la propria DEMO su MC ovviamente ha i suoi limiti e i suoi pregi. Prima di tutto, in quanti possono ascoltarla data la difficoltà nel rinvenire un vecchio mangianastri? Ovviamente il fascino c'è, soprattutto per chi negli anni '80, fino a metà '90 riconosce questo formato come l'ultimo baluardo prima della vera e propria digitalizzazione della musica.C'è da dire che però la cura nei particolari fa la differenza.Nella stessa custodia della cassetta infatti oltre a trovare tutte le INFO sulla DEMO, troviamo un inserto/manifesto in cui i Frentrum dipanano tutti i loro intenti e un adesivo. La realizzazione è assolutamente professionale, nulla da eccepire.
I Frentrum (dalla breve Bio che ho a disposizione) nascono in Abruzzo nel 1996, ma a quanto pare il progetto è rimasto arenato per quasi 20 anni.
Dalle poche info che si riescono a reperire on-line, sembra che lo stesso nome della band sia stato scelto in tempi recenti, quasi a voler indicare una sorta di rinascita o qualcosa del genere (fonte Metallum). Un punto zero. Un tributo agli anni '90, ecco cosa nasconde questo DEMO. Non stiamo parlando di originalità (loro stessi lo ammettono) e probabilmente non stiamo nemmeno parlando di eccellenti doti tecniche, dopotutto ciò che propongono è puro, incontaminato, sporco e grezzo Black Metal d'annata. Gli stessi suoni scelti danno ampiamente un idea sugli intenti del trio. La stessa copertina la dice lunga: una fotografia che ritrae una chiesa, il tutto rigorosamente in bianco e nero. Diciamo che gia qui, di originalità, non c'è nulla.Ma per chi come me ha qualche annetto in più, sa che determinati stereotipi erano stra-abusati durante la nascita del movimento estremo Scandinavo degli anni '90 (qualcuno ha detto De Mysteriis Dom Sathanas dei Mayhem?).
Forti di rimandi a un epoca che appare gia un secolo lontana, i Frentrum svolgono il loro sporco lavoro su 20 minuti scarsi di musica, pescando a piene mani da quella che era la scena primordiale Norvegese.
Perchè Norvegese? Semplicemente perchè qui non troverete tempi sostenuti, non troverete blastbeat ne tantomeno produzioni alla Dark Funeral o alla Marduk. La loro musica è marcia e infima, lenta, atmosferica, pesante.
Fondamentalmente Ant, la mente che si nasconde dietro ai Frentrum, deve aver assimilato tanto Black Metal, soprattutto quello che risponde a grandi nomi quali Darkthrone e soprattutto Burzum.
Oggettivamente non nascondono nulla e in modo prevedibile seguono la rotta dei Maestri, intensificando la loro proposta con un malatissimo cantato in italiano e con dei suoni che sembrano provenire dalla vecchia cantina dell'Helvete.
"Dalle Profondità dell'Uomo" è la prima traccia che compone questo breve viaggio sonoro.Un lento mid-tempo sorregge un riff che sembra ripetersi all'infinito e la voce di Falco incarna alla perfezione il sentimento degenerato che questa danza funebre si porta dietro.La tanto criticata figura artistica di Kristian Larssøn Vikernes dei primi anni '90 aleggia per tutti gli 8 minuti di questo brano.
"E che Tornino a Bruciare...", seconda traccia, continua a pestar duro sulla direzione della canzone precedente.Quasi doom nel suo incedere, questo pezzo semi-strumentale ci accompagna verso una delle cover più riuscite che mi sia mai capitato di ascoltare: Transilvanian Hunger dei Darkthrone.
Solitamente riproporre in modo convincente un classico come quello della band di Vinterbro, risulta il 90% delle volte svantaggioso.Ma in questo caso, parliamo di ottima rilettura.Il classico firmato dal duo trova qui una nuova dimensione, più rallentata (a conferma dei due pezzi precedenti) ma fottutamente turpe.Dalla voce, ai suoni, alla batteria, nulla è stato lasciato al caso.Lo stesso fruscio della cassetta è il valore aggiunto di questa malatissima rivisitazione.
In definitiva una buona prova questa dei Frentrum, che in 20 minuti omaggiano un genere che col passare degli anni è diventato sempre meno spontaneo ed ecessivamente costruito.Una valutazione più completa per questa band la rimando al disco, dato che qui, con tre canzoni c'è ben poco da poter aggiungere.Il mezzo voto non c'è, ma io darei per volontà, sincerità e coerenza un 3,5 pieno.
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