Vince Stone correda il suo nome fumettistico con sottili cravatte a righe e completi sgargianti. Porta la catena alla cintura.
Tutto del suo aspetto esteriore, la sua smorfia insofferente, il suo sorriso beffardo, fa capire che è un gangster.
Vive in un appartamento di lusso con Debbie Marsh, la sua donna che vezzeggia e disprezza fino alle mani a seconda dell'umore; quando arrivano ospiti di rilievo lui le ordina di andare nell'altra stanza, perchè loro devono parlare.
Se sono amici qualsiasi, invece, Debbie deve servire il whisky, che viene puntualmente versato in alti bicchieri tubolari*.
Vince è il braccio violento di Mike Lagana un potente boss locale che vive in una sontuosa villa costruita con i soldi del proibizionismo. Vince si rivolge a lui chiamandolo Mike, e non signor Lagana come tutti gli altri.
Quando Lagana lo chiama nel cuore della notte, mentre Vince gioca a carte fumando sigari in salotto con i nomi importanti della città, è perchè ha una questione importante e di lui si può fidare. Una notte, giù al "ritiro" un night dove tutti conoscono le gerarchie e si guardano stringendo le palpebre per sottintendere qualcosa, Vince fa male ad una donna che sta scommettendo contro di lui ai dadi.
La donna strilla e corre a piangere ad un tavolino distante. Dave Bannion, un ex sergente della polizia, esce dall'ombra in difesa della donna, con quella sua aura di morale e legalità. Bannion minaccia Stone.
Vince si scusa, getta dei soldi alla donna come indennizzo e prende la porta, lasciando lì Debbie. Tutti gli avventori, marinai con la sigaretta, viscidi uomini in impermeabile e baristi omertosi, vedendo Vince andarsene di gran fretta, riconoscono, abbassando lo sguardo, la sua sconfitta. Vince non lo sà ancora, però è da lì che ha inizio la sua parabola discendente.
Premessa: sicuramente, non devo essere io a dirvi che Fritz Lang è un grande regista.
Girato nel 1953 "Il Grande Caldo" fa parte del periodo Hollywoodiano di Fritz Lang, e certamente non sfigura tra i suoi capolavori, pur non condividendone la potenza visionaria.
La trama è semplice: un sergente della polizia perde la moglie in un attento destinato a lui dopo che ha cercato di andare troppo a fondo di una storia di corruzione; inizierà così la sua battaglia personale.
Secondo alcuni il più famoso e bello del periodo americano, ma a giudizio personale secondo per bellezza a "Quando la Città Dorme".
Sfruttando lo script del romanzo omonimo di William P. McGivern riesce a muoversi dentro le regole del noir senza esserne limitato, proponendo la sua visione pessimistica attraverso la catàbasi di Dave Banninon (Glenn Ford).
Il film potrebbe (sottolineo potrebbe, è solo una mia interpretazione personale) essere riassunto in tre macrosequenze.
Nella prima ci viene presentato il mondo di Dave, un individuo ben inserito nella società (e qui c'è un distanziamento dal classico outsider da noir) che crede nel sistema.
La seconda inizia quando Dave, di sua iniziativa, indaga sull'attentato a sua moglie. Ha perso fiducia nelle istituzioni, che giudica tutte corrotte e compromesse. Qui un esempio potrebbe essere il suo superiore che, ad una sua rimostranza, sbotta timoroso "Se la prende con me quello di sopra".
Nella seconda parte ha inizio la discesa di Dave nei bassifondi della città, della sua etica di bravo cittadino e nelle meschinità umane, che hanno anche l'atteggiamento di un carrozziere che per paura di essere ucciso non dice ciò che sà.
Qui vengono mostrate le tematiche care a Lang e portanti in questo noir d'azione: la doppiezza, l'ambiguità umana (emblematica nel volto sfregiato per metà di Debbie), la caducità dei valori sociali ed umani e un pessimismo senza fondo. E infine il classico del romanticismo Tedesco a là Sturm und Drang (ma anche del noir) il titanismo di un uomo, un unomo solo, contro un mondo che gli è avverso.
La terza ed ultima parte inizia con Debbie che fugge nella camera di Dave dopo essere stata sfregiata col caffè bollente da Vince.
A questo punto c'è il ribaltamento di due ruoli: quello di Debbie che prende coscienza della sua posizione ("è dura passare i giorni a pensare che non si è mai pensato prima") e smette di essere una femme fatale. L'altro ribaltamento è di Dave, che sciolta a vicenda si reinserirà nella società e tornerà a lavorare al comissariato.
Ma questa è una mia visione.
Per apprezzarlo basta la piacevole asciuttezza, novanta minuti appena, perchè la mano esperta di Lang non concede dispersioni inutili.
Da sottolineare ad esempio l'incredibile modernità mostrata nelle scene domestiche tra Dave e sua Moglie.
Niente, nulla a che vedere con il maschilismo strisciante e la subordinazione femminile, nella socieà e nella famiglia, di tante pellicole contemporanee. Sua moglie beve il whisky dal suo stesso bicchiere e lancia velate allusioni sulla loro vita sessuale.
Dave:"Beviamo lo stesso whisky, fumiamo le stesse sigarette e ci rubiamo la birra, è proprio un matrimonio riuscito il nostro"
Moglie:"Ma non solo per questo"
Per non parlare delle frecciate alla classe politica:"Complimenti lei dovrebbe fare l'uomo politico. Parla molto e non dice niente" dice Dave ad un viscido barista.
Oppure ancora le interpretazioni sentite di Gloria Grahame (Dabbie), Glenn Ford (Dave) o Lee Marvin (Vince Stone, seconda pellicola in assoluto in cui compare).
Ancora una volta Lang non risparmia nessuno, un'annichilente colpevolezza è sulle spalle di tutti, come evidenziato si rivela caustico sotto molti fronti.
Fin dalla prima inquadratura: quella pistola dall'aspetto pesante, che riassume la sua colpevolezza già prima di entrare in azione.
Aggiungiamoci dei dialoghi bellissimi che sembrano ritagliati con le forbici tanto sono precisi, con i quali riesce a dire tutto il necessario senza essere prolisso, o didascalico, e senza urtare la sensibilissima censura.
Misurato, tagliente, anticonvenzionale, violento e nichilista; terribilmente moderno. Un film di maniera, ma privo di virtuosismi, che deve essere visto.
*negli anni cinquanta tutti, tutti tutti, bevono Whisky.
-Sono stato logorroico e prolisso me ne rendo conto.Ma non ho resistito. Appena ho visto che nel motore di DeB. non c'era questo capolavoro di Fritz Lang mi sono immediatamente sentito avido come un topo nel gruviera.
Ho iniziato ad arricciare il naso e lisciarmi i baffi, pensando all'eventualità di poterne parlare.
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