Prendete i Kraftwerk, dategli una mano di nero, buttateli all’inferno e otterrete qualcosa di simile al suono dei Front 242.
“Front by Front” è forse il loro migliore album, siamo nel 1988 e l’EBM è ormai un genere che sta per essere fagocitato dal mainstream (il singolo Headhunter ne è la prova), ma i Front 242 riescono bene a far coincidere possibilità commerciali con una buona vena creativa e di sperimentazione.
L’album si apre con gli enfatici synth di Until Death, lugubre e tetra song capace di ipnotizzare con i suoi ritmi cadenzati e il suo cantato sinistro, e prosegue con Circling Overland ancora più cupa e marziale. Da segnalare, a parer mio, la spettacolare e adrenalica (e dissacrante) Welcome to Paradaise, oltre che alla già citata hit Headhunter.
Il tono dell’album rimane su questi standard, con percussioni metalliche e suoni minimalisti a distorcere melodie fredde e alienanti, un suono che sa di periferia e di emarginazione sociale, in grado con le sue suadenti vibrazioni eletttroniche di ammaliare e coinvolgere.
In molti non gli hanno perdonato il fatto di piacere anche negli ambienti fuori dalla cerchia elettro-industrial (soprattutto in America, dove erano “passati” in molti club), ed effettivamente loro con i lavori successivi hanno forse dato adito a qualche dubbio, ciò non toglie che questo “Front By Front” rimane un capitolo importante della storia di questo genere musicale e che ha avuto la sua influenza su molti gruppi, tra i quali recentemente i Prodigy che ne hanno anche remixato alcuni brani.
Carico i commenti... con calma