Uscito lo stesso anno del celebrato e sopravalutato "The fat of the land" dei Prodigy, indirizzato sugli stessi binari elettronici, ma con l'atout di una più lunga e solida evoluzione artistica alle spalle, questo bell'album dei canadesi Front Line Assembly viene generalmente considerato un'opera di riempimento, un capitolo dovuto - quindi meno pesante - della loro discografia. Di fatto, la band di Bill Leeb è sempre rimasta ancorata a filoni musicali ben precisi, caratterizzando più lo stile di una generazione che uno stile proprio. A loro sono debitori proprio gruppi-fenomeno come i Prodigy, che sdoganarono il sound techno-industrial alle grandi masse quando nomi come Skinny Puppy e i FLA (per l'appunto) avevano già consolidato i canoni del genere.
"Flavour of the weak" non ha nulla da invidiare ai lavori più considerati della band (ad esempio Implode o Tactital Neural Implant) e perfeziona il repertorio roboante di elettronica cibernetica che è un po' il suo marchio di fabbrica. Calato in atmosfere che trasudano ambienti fantascientifici e suggestioni biomeccaniche, il disco dichiara fin dalla copertina la sua vocazione iconografica e concettuale, mirando al palato dei cultori. Prodotto tecnicamente ineccepibile, fatica a trovare una sua dimensione immediata per lo sviluppo esteso dei brani, che certo non potevano aspirare ad essere radiofonici come quelli dei Prodigy; ma il grande respiro di pezzi come "Corruption" o "Evil Playground" ha uno spessore compositivo di grana fine, per quanto indulgente nell'uso di sonorità analogiche e digitali (nonchè di campionamenti) tese a stupire continuamente.
Proprio il lungo strumentale "Corruption" che apre la tracklist veleggia verso lidi intergalattici carichi di sentori nostalgici e sprazzi di aggressività aliena, ricamando gradevoli tappeti di tastiere in tonalità minore. E poi a seguire le bassline di "Sado-Masochist" e "Autoerotic", che se nel titolo trovano riscontro banale con la sessualità più trita, nella musicalità creano ipnotiche trame neurali di grande impatto. E proseguendo con l'ascolto affiora inevitabile il confronto con i nuovi epigoni del sound elettronico, mai paghi di stupire con atteggiamenti cattivi e polemici, ma sicuramente costruiti ad arte per sfruttare un momento culturale preciso. Cosa che i FLA hanno sostanzialmente sempre snobbato, viste le loro lontane radici.
Stento a concedere un voto pieno, perchè nell'arco dell'intera discografia è difficile individuare il vero capolavoro. Ma a dispetto di alcuni detrattori che - come dicevo all'inizio - hanno storto il naso, "Flavour of the weak" è un buon disco e non lascia l'amaro in bocca a chi cerca sintetizzatori a valanga e variegati affreschi cyberpunk.
Carico i commenti... con calma