La copertina di questo disco non promette nulla di buono... loro invece qualcosa di buono l'hanno fatta. I Front Line Assembly provengono dal Canada e sono considerati fra i gruppi "storici" dell'industrial. Nati da un'idea di Bill Leeb, che aveva militato nei primi Skinny Puppy, altra formazione canadase di fondamantale importanza, definirono il loro programma con la seconda uscita su LP, questo "State Of Mind". Stemperarono le sperimentazioni più aspre presenti sul debutto, a favore di un suono più levigato, ma non per questo meno efferato.

L'idea era quella di comporre un mosaico di pezzi che richiamassero le visioni futuristiche dei Kraftwerk, aggiornate all'era nascente dei cyberpunk. Ne venne fuori un lavoro pesante, con ritmiche tipicamante industrial, cacofoniche e dissonanti, ricche di perforazioni pneumatiche, pennellate da effetti elettronici quasi ambient in lontananza.
A mettere in scena queste pantomime tecnologiche ci pensava una voce filtratissima, come la moda imponeva, ossessiva e opprimente, metallica e inespressiva.

12 brani molto simili tra loro, tanto che il disco può risultare un po' monotono alla lunga, ma si deve considerare che questo è fondamentalmente un concept alieno-metropolitano, che va bevuto tutto d'un fiato. Il suo obiettivo era quello di disturbare, col suo spirito morboso e un tantino perverso che caratterizza da sempre la scena industrial, di fornire un quadro malato di una civiltà sconvolta da deformi mostri meccanici, da macchine impazzite, da scosse telluriche devastanti.

Considerando che si tratta di un disco del 1988 il risultato è più che buono, anche se ci sono sporadiche tracce di ingenuità. Si possono prendere 2 brani a modello, per descrivere la loro "musica". Il battito lievemente techno che scuote l'iniziale "First Reprisal" è la loro dichiarazione d'intenti, con voci fuori campo disturbate e cadenze cingolate. "Sustain Upright" è invece tra i pezzi meno "pesanti" del lotto, un ballabile al rallenty che si muove tra nebulose di elettronica ambient sullo sfondo, che conserva sempre però quello spirito angosciante che permea tutto il disco, quel sentimento da fine del mondo che porta ad uno "stato mentale" psicotico e peranoico.
Non si può gridare al capolavoro, ma sicuramente si può affermare che siamo al cospetto di un ottimo risultato, che dirà la sua nello sviluppo dell' industrial a venire.

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